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Il primo incontro tra Benito Mussolini e Adolf Hitler

Ci sono giorni destinati alla storia, anche se per i motivi più negativi. È il caso del 14 giugno 1934 data del primo incontro tra Benito Mussolini e Adolf Hitler.

È il giorno in cui formalmente ha inizio un decennio buio per quella che allora era un’umanità inconsapevole della violenza e del terrore che sarebbe arrivato.

I due dittatori, uniti da una profonda amicizia, tra il ’34 e il 44 si incontreranno 17 volte in tutto, ma non verranno mai meno agli impegni presi, nemmeno ad un passo dalla sconfitta.

14 giugno 1934: il primo incontro

Contrariamente a quella che sarà poi l’ evoluzione del rapporto tra i due uomini il loro primo incontro vide l’ago della bilancia pendere vistosamente verso il leader italiano.

Hitler, ancora lontano da quella supremazia assoluta che sarebbe arrivata negli anni a venire, aveva profonda stima per Mussolini e desiderava apprendere da lui il più possibile.

Lo considerava in tutto e per tutto il suo mentore.

Mussolini dal suo canto non era ancora a conoscenza di quanto vasto fosse il potenziale nazionalsocialista ed era alquanto riottoso all’idea di un incontro.

L’incontro del 14 giugno non ebbe nulla di casuale, a partire dalla location scelta dal duce.

La scelta di Venezia nacque infatti dalla l’intenzione di Mussolini di colpire nell’orgoglio il cancelliere tedesco.

Venezia, infatti, da un lato incarnava i valori di una resistenza storica al Germanesimo e all’Islam, dall’altro il simbolo dei territori irredenti strappati all’ex Impero austro-ungarico. Alla stretta di mano, fu Hitler a esternare la sua grande emozione dinanzi al suo mentore che, invece, girava lo sguardo verso il segretario generale di Venezia, Pascolato, spiegando che «loro sono commossi, noi no!».

Il primo colloquio tra i due si svolse a villa Stefani senza che fosse tenuto un verbale, ma dai racconti e dalle testimonianze successive venne fuori che Mussolini decise apertamente di non invitare l’interprete per dimostrare al Führer di padroneggiare benissimo il tedesco.

In realtà, le incomprensioni fra i due furono molteplici. I temi affrontati furono pochi e circoscritti all’ambito degli interessi contrastanti fra le due nazioni.

In particolare, a Mussolini stava a cuore la questione austriaca e Hitler lo rassicurò sulla buona fede dell’operato tedesco, attribuendo l’intera responsabilità dei disordini austriaci al cancelliere Dollfuss.

Nelle visite successive fu chiaro che Hitler aveva la testa ben alta e che non intendeva farsi sottomettere, la storia seguì il suo corso.

L’umanità ne porta ancora le cicatrici, alcuni non solo in senso figurato.