Le scoperte archeologiche non smettono mai di sorprenderci.
Il più antico dipinto di tutto il mondo è stato ritrovato in una grotta sull’isola Indonesiana di Sulawesi.
Il dipinto ritrovato raffigura un cinghiale, animale tipico dell’Indonesia. La creazione artistica è risalente a ben 45.000 anni fa. Insomma, tanti sono i grandi misteri della nostra evoluzione.
Nella grotta calcarea di “Leang Tedongnge“, un luogo isolato sconosciuto addirittura dalla stessa popolazione locale, pochi anni fa è stato riscoperto il più antico dipinto al mondo accompagnato da tantissimi altri dipinti di circa 32.000 anni fa. L’equipe di archeologi era guidata dal professore Adam Brumm.
La scoperta è stata pubblicata sulla rivista “Science Advantes”.
Per accertare l’età gli archeologi hanno utilizzato la tecnica dell’uranio. Grazie a questo metodo gli archeologi hanno potuto scoprire che le rocce risalivano a ben 45.000 anni e che l’arte rupestre fosse addirittura molto più antica.
Insomma una vera e propria scoperta sorprendente che lascia senza parole anche gli stessi archeologi.
Il cinghiale rappresentato aveva una lunghezza superiore ad un metro ed è dipinto con un pigmento color ocra rossastro. L’animale, simbolo dell’Isola Sulawesi, era molto apprezzato da cacciatori e raccoglitori della zona.
La presenza di figure “soprannaturali” osserva Adam Brumm, l’archeologo che ha guidato la ricerca :” Queste immagini potrebbero essere la prima prova della nostra capacità di concepire cose che non esistono nel mondo naturale, un concetto che è alla base della religione moderna”.
Il concetto di immaginario è proprio come lo intendiamo oggi. Quindi inteso come l’affermazione del filoso Jean-Jacques Wunenburger: “l’immaginario come l’insieme delle rappresentazioni mentali o concrete a base visiva o a base linguistica”.
Rappresentazioni che sono tipiche delle capacità umane.
L’immaginario inteso quindi come una modalità attraverso la quale si instaurano relazioni tra persone e il cosmo.
Questa scoperta è una candidata delle “Cinque scoperte archeologiche” in lizza per “l’International Archeological Discovery Award” 2021.