“Ho imparato il senso del silenzio quando mi sono accorta che tutte le cose più importanti della mia vita si sono rotte senza far rumore”.
Barbamaura, Twitter.
Il silenzio può avere molteplici significati, tutto dipende dal perché viene agito. Ci sono persone che lo utilizzano per punire gli altri, creando un clima di tensione costante; questo comportamento, talvolta, è messo in atto anche con figure significative, come il partner e i familiari.
Se percepiamo una persona come pericolosa per noi, perché ci ha danneggiato, allora smettere di parlarle è una reazione più che comprensibile. Il discorso cambia quando il silenzio viene utilizzato deliberatamente, come una sorta di arma invisibile, per punire sistematicamente qualcuno. Questo espediente viene messo in atto dalla persona in questione, quando non riceve una risposta soddisfacente da parte dell’altro e allora, per punirlo, attacca con il silenzio.
Questa forma di aggressione è molto pericolosa, fa più male di un attacco fisico, ed è un metodo privilegiato dai manipolatori.
In questo caso, il silenzio viene utilizzato come una vera e propria forma di violenza psicologica. Le persone che attuano questo meccanismo, in effetti, cercano di manipolare l’altro, spingendolo a piegarsi al loro volere.
Davanti ad una domanda diretta, come: “perché mi tratti in questo modo?”, solitamente queste persone rispondono dicendo di essere arrabbiate. In realtà, i meccanismi che le muovono sono molto più profondi: il desiderio sottostante è quello di manipolare l’altro e di indurlo a rispondere nel modo desiderato dal manipolatore. Ma c’è di più, la vittima, preoccupata dal silenzio, difficilmente ripeterà il comportamento indesiderato.
Le persone che subiscono il silenzio punitivo, possono mettere in atto una serie di risposte per limitarne gli effetti: innanzitutto è necessario cercare di non cedere alla manipolazione, questo potrebbe generare l’interruzione del comportamento aggressivo; diversamente, si può cercare di rompere il silenzio e di spiegare, con sincerità, il proprio punto di vista; infine, se la violenza prosegue, si può decidere di prendere le distanze dall’aggressore.
Una grave forma di abuso emotivo
Il silenzio ha effetti molto negativi in chi lo subisce. Il manipolatore, non comunicando, veicola nella vittima la convinzione di non essere importante o degna di nota. In questo caso il silenzio rappresenta, non solo una manipolazione, ma un vero e proprio abuso emotivo. Questo perché tale comportamento non offre la possibilità di comunicare, di capire perché si viene puniti e di poter spiegare il proprio punto di vista.
La vittima, disorientata da questa situazione, dà vita ad una serie infinita di ipotesi sui motivi che hanno innescato il silenzio. Tuttavia, tale risposta si rivela inefficace, proprio perché non si ha la possibilità di capire.
Il silenzio messo in atto dai passivo-aggressivo
Il silenzio è un’arma tipica dei passivo-aggressivo, che la impiegano per nascondere i conflitti e mantenere il controllo del rapporto. Ma proprio l’uso di questa modalità, causa uno squilibrio nella relazione e porta alla chiusura di ogni forma di comunicazione.
In definitiva possiamo dire che, in questo contesto, il silenzio è una forma di abuso emotivo; questo perché: è un atteggiamento tossico, volto a danneggiare l’altro. Dimostra una grande mancanza di rispetto e attenzione nei confronti della persona che lo subisce, e la presenza di un atteggiamento dominante ed egoista da parte dell’aggressore. E’ un atteggiamento manipolatore per punire gli altri, che può essere usato anche dai narcisisti. Contribuisce all’instabilità psicologica e alla bassa autostima di chi lo riceve.
Di tutte le forme di aggressione, quella agita in maniera silente è tra le più subdole e pericolose. Poterla riconoscere è un valido strumento per uscire da una situazione di grande sofferenza psicologica.