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Il disturbo mentale, il continuum tra normalità e patologia

Il disturbo mentale, una nozione ricorrente, sulla quale è necessario continuare ad interrogarsi, alimentando una riflessione finalizzata allo sviluppo di interventi risolutivi.

Il concetto di disturbo mentale è definito nel DSM – 5, esso è considerato come una sindrome caratterizzata da un disturbo clinico che riguarda la sfera cognitiva, la regolazione emotiva e del comportamento; questa è dovuta ad una disfunzione dei processi psicologici, biologici e di sviluppo del funzionamento mentale.

Il disturbo mentale è accompagnato da un’intensa sofferenza che riguarda l’ambito sociale, lavorativo ed altri aspetti rilevanti della vita di una persona.

Pertanto, il disturbo è definibile come una condizione che non va riportata alla cultura di provenienza dell’individuo, bensì alla sua biografia psicosociale, che lo porta ad una situazione di disadattamento, sofferenza e impossibilità a portare avanti una vita soddisfacente.

Disturbo mentale: il continuum tra normalità e patologia 

Il costrutto di disturbo mentale è stato analizzato minuziosamente nel corso degli anni. In primis, il definire il “patologico” ci permette di sviluppare molteplici paradigmi che riguardanl una  normalità presunta.

Ad oggi, la classificazione dei disturbi mentali si basa su delle evidenze cliniche presenti in un numero ampio di individui.

Prima della classificazione presente nel DSM, la nomenclatura delle malattie mentali si basava su giudizi clinici e sull’esperienza dei medici che si relazionavano con le patologie neuropsichiatriche.

Tali classificazione, erano influenzare dall’ orientamento del professionista: tra i più noti ricordiamo la psicoanalisi, l’ orientamento biologico e il comportamentismo.

Per di più vi era l’influenza di aspetti culturali, morali e religiosi che hanno condotto ad una marcata distinzione clinica fra normalità e patologia.

La prospettiva dell’antipsichiatria

L’antipsichiatria si è opposta al concetto di disturbo mentale, inteso come  etichettamento sociale. Le voci più importanti di questo movimento sono Basaglia, Cooper, Focault e Laing.

L’ antipsichiatria si oppone ai manicomi, considerati dei veri e propri luoghi di segregazione sociale. Secondo tale approccio non è corretto parlare di malattia mentale, bensì di devianza dalle norme e dai valori socialmente accettati e condivisi.

Disturbo mentale: tratti distintivi

Nel campo psichiatrico la definizione di normalità e patologia si lega inevitabilmente a tre aspetti:

  • la comprensibilità, cioè se lo stato mentale o il comportamento presentato da una persona sia ricollegabile all’ambiente culturale;
  • l’adattamento, ovvero se il soggetto in questione manifesta un adattamento o, viceversa, un disadattamento al contesto sociale;
  • Il rapporto con la sofferenza, ossia se lo stato mentale della persona causa di malessere e disabilità.

In definitiva, il disturbo mentale è definibile come una condizione non determinata dalla cultura di riferimento, ma dalla biografia psicosociale di una persona, che dà origine ad un vero e proprio disadattamento, e ad una profonda sofferenza.