Il Cretto di Burri: la maestosa opera d’arte Siciliana – Il Cretto di Burri è un’opera di Land Art realizzata site-specific da Alberto Burri tra il 1984 e il 1989. L’opera sorge lì dove un tempo si estendeva la città vecchia di Gibellina, Trapani; città completamente distrutta dal terremoto di Belice del 1968.
L’opera, costruita a più riprese, assume la sua forma attuale nel 2015. Con i suoi 80000 metri quadrati di estensione, il Cretto di Burri è considerata una tra le opere contemporanee più estese del mondo.
Il Cretto di Burri: la maestosa opera d’arte Siciliana
Il Cretto di Gibellina si fonde nella geografia arida della terra Siciliana, incastonata sul fianco della montagna. L’opera è stata realizzata compattando e ricoprendo di cemento bianco le macerie della città vecchia di Gibellina, distrutta a seguito del terremoto.
Il monumento si manifesta come un insieme di fratture del cemento sul terreno, riprendendo in maniera puntuale vicoletti e vie nel punto in cui ereggevano un tempo.
I Cretti di Burri – cosa sono?
Il “Cretto” assomiglia – per aspetto – ai terreni argillosi dopo lunghi periodi di siccità. Questo effetto si ottiene utilizzando un impasto di zinco e colle viniliche, a cui si aggiunge un supporto di cellotex. L’opera viene sottoposta poi a un processo di asciugatura; e durante questo processo, il materiale assume il suo aspetto crepato.
Questa tecnica era già stata utilizzata negli anni ’70 dall’artista che aveva realizzato alcuni Cretti, come quelli di 15 metri di base e 5 metri di altezza per i musei di Capodimonte e di Los Angeles. I “Cretti” rivestono un’importanza particolare nell’evoluzione artistica di Alberto Burri; il quale affida alla crepatura superficiale del materiale tutta l’efficacia espressiva dell’opera.
Alberto Burri
Alberto Burri nato a Città di Castello nel 1915, laureato in medicina nel 1940, è stato un artista e pittore italiano. Pioniere dell’arte Informale, una tendenza artistica sviluppatasi in Italia sul finire degli anni ’40, accolse una nuova modalità comunicativa che rifiutava le forme per dedicarsi alla materia, attraverso gesti spontanei ed espressivi.