Il Campionissimo Fausto Coppi ci lasciava il 2 gennaio 1960, a Tortona, affetto da malaria.
Il campione, Angelo Fausto Coppi, nasce a Castellania, in provincia di Alessandria, il 15 settembre 1919.
La scuola non era affatto il suo forte e comincia a soli 13 anni a lavorare come garzone nella salumeria del signor Merlano, a Novi Ligure. Effettua consegne in bicicletta. A 15 anni, con i soldi regalatigli dallo zio Fausto potè comprare una Maino, incominciando così a partecipare alle corse non ufficiali.
Disputa la sua prima gara ufficiale, da non tesserato, sul circuito della Boffalora il 1 luglio del 1937, costretto però a ritirarsi a causa di una foratura. Da lì in poi, in sella alla sua bici, il giovane percorre la strada del successo.
Un grande professionista che cavalca l’onda del successo dal 1939 al 1959, soprannominato il Campionissimo o l’Airone.
Campionissimo perché quando vinceva, lo faceva in modo spettacolare. La frase di Mario Ferretti lo descrive ‘Un uomo solo è al comando della corsa, la sua maglia è bianco-celeste, il suo nome è Fausto Coppi’.
Ogni protagonista ha un acerrimo nemico. Oltre alle vittorie non è possibile dimenticare la rivalità con Gino Bartali. Nel 1940 Coppi ribalta i pronostici e vince il Giro d’Italia contro Bartali, campione affermato, dividendo l’Italia in due.
Nel 1953 mette a repentaglio la sua normalità. Ricordiamo il suo amore per la “dama bianca”, Giulia Occhini; per lei lascia la famiglia. Per l’Italia degli anni cinquanta è uno scandalo, specialmente se compiuto da un grande personaggio.
Vi è per i due amanti un processo ed una condanna. Espatriano prima in Messico poi si sposano in Argentina, dando alla luce il loro figlio Angelo Fausto.
Fausto Coppi per una malaria non diagnosticata muore nel 1960. Vani sono i tentativi degli amici di avvisare i medici, i quali pensavano fosse un’ influenza o una bronchite.
Un fatale errore nel sottovalutare quella malattia contratta in Africa, nell’Alto Volta (Burkina Faso).
La malattia fu contratta nel 1959, quando Coppi ed altri due amici corridori, come Raphael Géminiani e Jacques Anquetil, furono inviati ad un criterium, una grande corsa nelle vie della città di Ouagadougou.
Coppi aveva già contratto la malaria durante la guerra, sul fronte africano, ma fu curato.
Tornato in Africa, stavolta da ciclista, partecipò a qualche battuta di caccia, come osservatore e fotografo, coltivando e parlando del suo sogno di commercializzare biciclette con il suo nome.
La malattia, come una corsa, venne condivisa insieme al suo amico e ciclista Raphael Gèminiani.
A Coppi fu erroneamente diagnosticata l’influenza asiatica. Gèminiani entrò in coma, ma fu questa la sua fortuna.
Per l’amico di Coppi le cure e le analisi furono tempestive, si scoprì che era affetto da malaria e riuscì a salvarsi.
Il primo gennaio 1960 Coppi fu ricoverato in ospedale, ma non ci fu più nulla da fare.
Il 2 gennaio 1960 alle ore 8:45 muore il Campionissimo Fausto Coppi, a Tortona, in provincia di Alessandria, alla giovane età di 40 anni. Perde la sua corsa più importante.
Le parole del corridore Gèminiani: “Io rimasi otto giorni in coma, altro che storie: mi ritengo miracolato. Quando mi svegliai era il 5 gennaio. Fu mia moglie a dirmi “Fausto è morto”. Sul tavolino i giornali francesi con il titolo in prima pagina.”
Grande ciclista e grande uomo. Una vita in corsa scandita da un susseguirsi di vittorie spettacolari.
Tra i successi conquistati, in 20 anni di breve ma intensa carriera, ricordiamo le sue più grandi vittorie: 5 volte il Giro d’Italia e due volte il Tour de France.
Questa rimane la storia dell’Airone che poteva essere salvato.