Il 9 febbraio del 2009 moriva Eluana Englaro, sulla cui morte si sono susseguite una serie di discussioni e dibattiti ancora oggi molto accesi.
La giovane, era nutrita con un sondino nasogastrico, ma respirava in modo autonomo, seppur incapace di intendere e di volere. Le condizioni della giovane peggiorarono a seguito dell’incidente verificatosi il 18 novembre 1992.
Da quel momento, il cervello di Eluana subì un grave processo degenerativo, senza possibilità di ripresa, così come sottolineato più volte dai medici che avevano in cura la paziente.
Un caso delicato che fa ancora riflettere
La morte di Eluana avvenne dopo una lunga battaglia giudiziaria, e dopo diciassette anni di coma vegetativo, il 9 febbraio del 2009 l’alimentazione forzata che teneva in vita la giovane, venne definitivamente sospesa, decretandone il decesso.
La morte di Eluana Englaro ha da sempre diviso l’opinione pubblica su un tema molto delicato: il fine vita.
Proprio a seguito del decesso della Englaro, ebbe inizio il lungo e tortuoso cammino burocratico che portò poi all’approvazione della legge sul biotestamento.
Una battaglia dolorosa e tortuosa al tempo stesso quella che vide coinvolto il papa di Eluana, tra magistratura e responsi negativi.
Alle ore 20:24, il primario di rianimazione della clinica telefonò al Signor Beppino, papà della giovane per comunicargli la morte della figlia: “Eluana ci ha lasciati, ora voglio restare solo”, le sue uniche parole.
Una decisione sicuramente non facile, che arrivò a seguito di continue richieste da parte dell’uomo, che chiedeva a gran voce di sospendere l’alimentazione artificiale e le terapie cui era sottoposta la giovane figlia.
Inoltre, proprio secondo quanto è stato dichiarato dalla famiglia Englaro, una volta sancita la gravità e soprattutto il carattere irreversibile delle condizioni di Eluana, i genitori iniziarono a chiedere ai medici la sospensione dei trattamenti, sostenendo che la ragazza avesse ripetutamente affermato di non desiderare inutili accanimenti terapeutici.
La notizia della morte di Eluana Englaro, diffusa il 9 febbraio, fu seguita anche dalla stampa internazionale. Fu proprio in quell’occasione che il Governo decise di discutere nuovamente e in maniera più dettagliata le disposizioni in materia di fine vita e testamento biologico.
Il 9 febbraio è una giornata triste per la famiglia Englaro, ma come ha sottolineato più volte il papà della ragazza: “La mia battaglia non è mai stata contro qualcuno, ma per qualcuno, in difesà di qualcuno. Né mai ho pensato che le scelte della nostra famiglia potessero sovrapporsi alle scelte di altre famiglie e forse, mi è toccato un compito davvero arduo: quello di far valere i desideri e i diritti di una persona, mia figlia, percepita davvero come una minoranza in questo paese”.
Delle dichiarazioni forti che pongono ancora una volta l’accento su un tema importantissimo, quello del fine vita.
Eluana Englaro se ne andò in silenzio, quel 9 febbraio, mentre la politica discuteva, scontrandosi su eutanasia e libertà di cura.
Diciassette anni di stato vegetativo inchiodata ad un letto, a seguito di un incidente stradale avvenuto nel 1992. L’incidente le causò gravissimi danni al cervello e una frattura alla colonna vertebrale. Quando venne raggiunta dai medici a bordo di ambulanza era già in coma.
9 febbraio 2009: “Abbiamo rispettato Eluana”, le dichiarazioni del padre della giovane
Ricordiamo che a quattordici anni dalla morte della figlia, il Signor Beppino, ripercorre tappa dopo la tappa la lunghissima battaglia legale per restituire dignità ad Eluana. Un percorso lungo conclusosi in modo drammatico, con due genitori che volevano semplicemente rispettare la figlia.
Una ragazza dai forti valori, generosa ed affettuosa, fortemente legata alla famiglia.
“Oggi sono in pace perchè Eluana ha vinto”, una dichiarazione forte, che ha rilasciato il padre della giovane. “Grazie a mia figlia è nata una legge. L’Eluana di turno, oggi, ha la possibilità di non farsi intrappolare né nei meccanismi clinici, né nei meccanismi giuridici. Una svolta”.
Parole forti di un padre che ha perso la figlia, ma che ha visto finalmente approvare una legge importantissima fino a quel momento ignorata.