Il 5 dicembre del 1870 nacque Alexandre Dumas, uno dei massimi esponenti del romanzo storico francese. Un dettaglio molto importante che riguarda Dumas, riguarda proprio la sua nascita. Spesso si sente parlare dell’autore come “figlio della Rivoluzione”, egli infatti nacque il 5 Termidoro dell’anno X dall’abolizione della monarchia e dalla proclamazione della Prima repubblica.
L’intellettuale perse il padre a soli tre anni e ben presto dovette farsi carico della famiglia; per questo motivo non riuscì a completare il proprio percorso accademico, anche se ciò non rappresentò un ostacolo.
La madre, rimasta vedova molto giovane, decise di dare al figlio un’educazione seria, invogliandolo alla lettura della Bibbia, ma anche di grandi capolavori, tra i quali: i racconti delle mille e una notte e Robinson Crusoe. Grande amante della calligrafia, Dumas, ben presto dimostrò di essere un grande scrittore, o per meglio dire, un abile romanziere, capace di intrattenere i lettori senza mai annoiarli.
Conosciuto come autore di celebre opere, tra le quali Il Conte di Montecristo e I tre moschettieri, originalmente pubblicata a puntate sul giornale Le Siècle, nel 1844, Alexandre Dumas, nato il 5 dicembre, ha lasciato un’impronta nell’ambito della letteratura mondiale non solo francese.
Ne I tre moschettieri, il celebre intellettuale francese, mescolò realtà storica e finzione in un intreccio intrigante ed affascinante.
Ricordiamo che la celebre opera fu scritta con la collaborazione di Auguste Maquet, che spesso scriveva con Dumas; l’autore era solito avvalersi di collaboratori per la stesura delle proprie opere ed infatti proprio per tale motivo, i critici più spietati, più volte hanno sottolineato che non fosse lui l’autore principale.
Il 5 dicembre nasceva “l’intellettuale innamorato di Napoli”
Proprio I Moschettieri rappresentano la metafora dell’inquietudine che Dumas si portava dentro, provando a nasconderla in ogni modo, che però trapela in alcune parti dei suoi scritti.
Un dolore che Dumas, nato il 5 dicembre, accettava e che provò ad affrontare sia con la scrittura, sia viaggiando.
L’intellettuale francese amava follemente l’Italia e difatti soggiornò a Napoli per quasi tre anni, al seguito di Garibaldi. A Napoli fondò il suo quotidiano, ‘L’Indipendente’, fu sovrintendente per Pompei e rese altri preziosi servizi all’Eroe dei due Mondi. Il grande scrittore francese parlò delle vicende storiche della città del tempo, nel cosiddetto ‘ciclo partenopeo’. I tre libri sono: “I Borboni del Regno di Napoli”, “La camorra ed altre storie di briganti” e “La Sanfelice”.
In uno dei suoi scritti si legge: “Ma l’azzurro di questo bel cielo repubblicano già si oscurava. Da ogni parte le bande sanfediste sorgevano, e in tutti i luoghi che visitavano vi recavano l’assassinio e il saccheggio. Il degno vescovo pensò a provvedere alla salvezza dei suoi concittadini”.
Parole dense di significato, sapientemente scelte, nel quale viene fuori uno “strano modo narrativo”, il cosiddetto genere del “feuilletton”, del quale Alexandre Dumas fu precursore; scriveva i propri libri a puntate, ognuna delle quali era una sorpresa, Insomma, scriveva i suoi libri a puntate e queste puntate.
Studiato ed analizzato anche da numerosi letterati e filologi italiani, Dumas, rappresenta l’autore classico più tradotto del mondo.