Francesco Hayez ebbe il merito di innovare la pittura italiana e di farne portavoce del nuovo clima ideologico politico che stava nascendo con il Risorgimento.
Al momento della sua dipartita nel 12 febbraio 1882 Hayez era consacrato nel movimento romantico al pari di Goya e Delacroix come riconobbe lo stesso Stendhal.
La sua arte è un contrasto fra sfondo medievale e immediata immersione nel moderno.
Molte delle sue tele costituiscono iconografie del suo presente, con personaggi di spicco quali Giuseppe Verdi, Massimo d’Azeglio, Camillo Benso Cavour, Gioacchino Rossini e Alessandro Manzoni.
Proprio col Manzoni, protagonista della stagione romantico risorgimentale, Hayez innestò un rapporto privilegiato ma sfumato senza realizzare quell’intervento che lo avrebbe portato a metter mano al dialogo ekphratico del grande romanzo manzoniano.
Tra gli anni 1838-39 il Manzoni stava progettando la realizzazione delle illustrazioni ai Promessi sposi.
Il nome di Hayez figurava tra i papabili della creazione del progetto narrativo per immagini pensato dal Manzoni.
Ma la vicenda andò diversamente.
Presso l’ Accademia di Belle Arti di Brera vi sono degli “Studi di figure”, ovvero bozze di disegno a matita della collezione Lampugnani appartenuti al pittore veneziano.
In questo foglio sono ritratte scene in cui è presente il curato don Abbondio con ai lati due soggetti, identificabili come i bravi. Un mero richiamo al primo capitolo del capolavoro manzoniano.
Ma, qualcosa andò storto tra Hayez e Manzoni.
La progettazione dell’opera secondo un disegno in cui immagini e testo avessero piena corrispondenza andavano contro al desiderio di piena carta bianca nella creazione delle scene del romanzo del pittore.
Ciò è stato ribadito nell’ultima edizione critica al testo manzoniano, capitanata da Francesco Paolo de Cristofaro.
Ciò avrebbe quindi comportato l’immediato abbandono da parte di Hayez del progetto illustrativo dei Promessi sposi.
Sappiamo come andò in seguito, Manzoni ultimò i suoi progetti grazie al Godin, mentre Hayez proseguirà a far del pennello quello che il poeta fa col verso.