L’hate speech colpisce adesso il talento delle donne. Lo rileva la Quinta Mappa dell’Intolleranza di Vox – Osservatorio Italiano sui Diritti: la misoginia non ha come oggetto solo il corpo delle donne, ma la loro competenza e professionalità. Gli attacchi contro le donne sono «forti, continuati e concentrati». Una sorta di accanimento contro la figura della donna che lavora. Non era mai apparso così violentemente nelle precedenti rilevazioni.
I più colpiti nel 2020: Quello che dice Chiara Ferragni su instagram, «il problema è che la nostra società è ancora molto maschilista e patriarcale, dove le donne vengono giudicate in maniere differenti», in un video sui pregiudizi di genere, è quindi vero.
Focus giornaliste: Nella quinta edizione della mappa c’è anche un focus dedicato a giornaliste e giornalisti, firmato in collaborazione con “Giornaliste Libere Autonome“, che avvalora i risultati della ricerca generale. Nonostante il numero dei tweet rivolti alle giornaliste risulti inferiore rispetto a quello dei colleghi, la frequentazione del profilo di una giornalista appare più concentrata sull’attacco personale che sui contenuti.
Al consueto body shaming, si accompagnano attacchi sulla presunta incompetenza o inadeguatezza della professionista e su caratteristiche personali e di carattere. Un andamento, riscontrato anche dall’analisi della misoginia online, che per i ricercatori sembra confermare una sorta di accanimento contro la figura della donna che lavora.
Il nuovo report di Amnesty Italia sull’hate speech online parla chiaro: l’incidenza media degli attacchi personali diretti alle donne supera il 6%, un terzo in più rispetto a quella maschile. E contro la violenza scendono in campo anche D.i.Re e l’Associazione Coscioni.
Non finiràmai di sorprendere la quantità di discorsi d’odio tra le persone online. Un problema dai risvolti drammatici soprattutto per chi lo subisce. Che, non di rado, sono le donne.Già bersaglio preferito dei discorsi d’odio in campagna elettorale, le donne sono entrate ormai a far parte di coloro che ricevono prevalentemente commenti discriminatori e offensivi
Il gruppo è abbastanza folto, però: ci sono anche la comunità Lgbtq, le persone con disabilità e chi vive in una condizione di povertà socio-economica.
“Sessismo da tastiera” :Proprio per questo motivo, Amnesty International, che dal 2018 misura il livello di intolleranza nel dibattito online con il “Barometro dell’odio”, ha deciso quest’anno per la nuova edizione di concentrare la sua attenzione sull’odio di genere, il sessismo e la misoginia sui social network. Tra novembre e dicembre 2019, per 5 settimane, sono stati raccolti e valutati i contenuti (post, tweet e commenti) relativi a 20 personalità influenti nel panorama italiano, 10 donne e 10 uomini, che sono stati chiamati semplicemente influencer.
Il risultato del report col focus sul “Sessismo da tastiera” ha rivelato dati poco entusiasmanti: ovvero che l’incidenza media degli attacchi personali (commenti offensivi, discriminatori o hate speech) diretti alle donne supera il 6%, un terzo in più rispetto a quella degli uomini. Ma soprattutto che di quelli diretti alle donne 1 su 3 è esplicitamente sessista.