Insignito nel 1909 del Premio Nobel per la fisica, di ben 16 lauree honoris causa, di oltre 13 cittadinanze onorarie, nonché di 25 onorificenze di alto rango. Si tratta di Guglielmo Marconi, una delle figure più importanti nell’ambito delle telecomunicazioni che il 2 luglio del 1897 brevettò la radio.
Per quanto sia meno usata rispetto al secolo scorso, la radio continua ad accompagnare le nostre giornate, soprattutto in auto, intrattenendoci con la musica e i programmi radiofonici, ma anche informandoci sull’attualità. Quel che è sicuro è che la radio è stata rivoluzionaria nella storia delle telecomunicazioni, anche se il suo inventore ha dovuto affrontare diversi ostacoli nel corso dei suoi studi.
La prima parte della vita di Guglielmo Marconi fu infatti abbastanza difficile: la sua formazione scolastica fu alquanto frammentaria e discontinua, caratterizzata da alcuni insuccessi. Ad esempio, dopo aver frequentato l’Istituto tecnico a Livorno, non riuscì a superare né l’esame di ammissione all’Accademia navale, né quello all’Università di Bologna.
Gli esperimenti iniziarono nel 1892 nella casa di Pontecchio, traendo ispirazione dagli studi del fisico Heinrich Hertz. Infatti, dopo aver letto i suoi studi sulle onde elettromagnetiche, Marconi ne parlò subito con Augusto Righi, professore di fisica e suo vicino. Quest’ultimo manifestò alcune perplessità, ma, nonostante ciò, Marconi si dedicò intensamente allo studio e agli esperimenti in un laboratorio ricavato a Villa Griffone.
La prima vera e propria trasmissione telegrafica senza fili partì dal suo laboratorio e arrivò alla collina di fronte dove erano posizionati suo fratello e un suo aiutante. Per informare Marconi del successo dell’operazione venne sparato il famoso colpo di fucile.
Un’altra difficoltà che l’inventore dovette affrontare fu la diffidenza che trovò in Italia: fu liquidato come “pazzo” e il Ministro delle Poste e Telegrafi dell’allora Governo Crispi, Pietro Lacava, rifiutò un finanziamento al giovane Guglielmo. Infatti, il 2 luglio 1987, Marconi all’epoca 23enne si dovette recare a Londra per depositare il brevetto con il nome di “Perfezionamenti nella trasmissione degli impulsi e dei segnali elettrici e negli apparecchi relativi”.