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Guardando verso l’alto Galilei avvistò… i satelliti medicei

Era sera quando Galileo Galilei inizia ad ammirare ed osservare attentamente il cielo con il suo telescopio, strumento nuovissimo completato definitivamente solo un anno prima. Il fisico, astronomo, padre della scienza moderna era a Padova ed in quella sera del 7 gennaio 1610 guardando verso l’alto avvista per la prima volta i satelliti medicei. 

Vide così in quella sera “degli astri”, invisibili ad occhio nudo. Gli “astri” da lui contemplati grazie al telescopio erano proprio i satelliti del quinto pianeta del sistema solare (in relazione alla distanza dal Sole), ovvero di Giove.

“I satelliti di Giove furono i primi corpi celesti del sistema solare ad essere stati scoperti agli albori dell’astronomia con il telescopio.”

I satelliti medicei chiamati così da Galileo Galilei per il riconoscimento e l’onore di Cosimo II de’ Medici,  Granduca di Toscana. Cosimo de’ Medici nutriva una forte stima e senso di protezione nei confronti del grande astronomo, infatti riuscì a richiamare e riportare Galileo Galilei nello studio pisano dal quale si era dovuto allontanare.

I satelliti medicei o galileiani (poichè scoperti dallo stesso Galilei) sono quattro. I nomi dei quattro satelliti di Giove prendono l’appellativo di alcune figure mitologiche accostate al dio Giove (Il dio supremo, “il re di tutti i re” della religione romana e italica; Giove viene rappresentati da simboli come: fulmine e tuono): Io, Europa, Ganimede e Callisto.

Guardando verso l’alto dopo molti giorni di osservazione Galilei capì che questi satelliti erano in orbita intorno al pianeta Giove.

Ma è grazie e soprattutto al telescopio che Galileo Galilei è riuscito a scoprire i satelliti puntando lo sguardo verso l’alto. La bravura di alcuni occhialai olandesi portò alla creazione di uno strumento ottico, e di questo Galileo ne venne a conoscenza. Ma l’astronomo nell’autunno del 1609 perfezionò il “medium olandese” e lo puntò verso l’alto, portandolo un anno dopo a fare questa meravigliosa scoperta.