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Gli zampognari e il Natale. Dalla tradizione al XXI secolo

Gli zampognari e il Natale. Dalla tradizione al XXI secolo. Gli zampognari sono pastori o contadini che si trasferiscono temporaneamente in città medio-grandi nel  periodo natalizio (tra l’8 e il 25 Dicembre) .

Vestono abiti tipici, con cappello a forma di “pan di Zucchero”, corpetto di montone, pesanti mantelli di lana e calzari (cioce) legati alla caviglia con lacci di cuoio. Percorrono le vie cittadine bussando ai portoni dei condomini ed entrando fino all’uscio di casa,   suonando musiche tradizionali di Natale di soglia in soglia per annunciare l’imminenza della nascita di Gesù bambino.

Storia degli zampognari

 La loro storia risale al XVIII secolo, quando Sant’Alfonso Maria dei Liguori, teologo e dottore della chiesa napoletana, compose  Tu scendi dalle stelle. Successivamente questo canto, che si diffuse ben presto in tutto il Regno di Napoli ( e poi anche oltre)  fu adottato dai  pastori in Abruzzo e adattato in versione diremmo oggi acustica (musicale senza parole)

Gli zampognari a Napoli cominciavano ad arrivare in città dal 25 di novembre fino alla Vigilia di Natale. In particolare nei giorni della Novena dell’Immacolata Concezione, ossia il periodo che precede l’Annunciazione del concepimento della Vergine Maria.

Nell’Ottocento ll Grand Tour esaltò la figura mitica degli zampognari che ispirarono letterati, poeti, artisti e musicisti. Grazie alle loro testimonianze raccolte in particolare nei racconti di viaggio e  nelle incisioni. Le due città dove era (ed è ancora) più facile imbattersi negli zampognari sono Roma e Napoli, equidistanti dalle loro zone di origine.

Zampogna e cornamusa

Generalmente gli zampognari sono in coppia,in quanto uno suona la zampogna, strumento musicale  a fiato e l’altro la ciaramella, anch’esso a fiato ma ben più piccolo. L’abbinamento della zampogna e della ciaramella non è casuale.La zampogna offre una base melodica solenne e calda, mentre la ciaramella aggiunge un tocco di brio e di allegria

In origine era chiamata  sampógna. Appellativo che richiama  symphonia che proviene dal greco, συμϕωνία, ovvero concerto o sinfonia.

All’inizio era uno strumento di lavoro dei pastori che la usavano durante la transumanza per richiamare le greggi. La zampogna ricorda  la cornamusa scozzese (o irlandese) oltre per il suono simile, anche per la forma e la struttura. Entrambe  hanno le canne innestate in una sacca di pelle di pecora.

La zampogna ha tutte le canne che guardano in basso( tre sonore più una  muta: due sono digitate, rispettivamente, con la mano sinistra e la mano destra, mentre la terza suona libera.

Le cornamuse invece hanno una canna che guarda in basso, digitata con entrambe le mani, e tre canne che guardano in alto e suonano libere.

Gli zampognari e il Natale. Dalla tradizione al XXI secolo

Gli zampognari provengono soprattutto  dalle zone interne del Lazio (Reatino e Ciociaria) dell’ Abruzzo e del  Molise, ma anche seppur in misura minore di altre regioni meridionali (Campania,Puglia,Basilicata,calabria,Sicilia) dove però gli zampognari sono più presenti nelle processioni e nelle feste patronali  tutto l’anno, più che specificamente nel periodo natalizio.

La “coppia” di zampognari rappresenta anche una presenza fissa del  e in particolare del presepe napoletano, dove viene collocata di solito presso la capanna o grotta della Sacra Famiglia.

Evoluzione degli zampognari

Ovviamente gli zampognari sono autodidatti. Chi aveva orecchio musicale imparava dal padre o dal nonno ,e il viaggio fino a Roma o a Napoli permetteva ai pastori di integrare le magre entrate con offerte in denaro o in natura. La zampogna non era acquistata, ma  costruita dallo stesso pastore.

Gli zampognari sono entrati però in crisi già a partire dal 1870 ,dopo l’annessione  dello Stato Pontificio al Regno d’Italia . Ciò a causa delle misure di sicurezza che ne impedivano l’accesso a Roma, per il rischio che potessero tra loro nascondersi dei briganti. E con la soppressione delle leggi che imponevano il pascolo forzato sul Tavoliere pugliese, entrò in crisi l’economia pastorale abruzzese. Molti pastori-zampognari furono costretti ad emigrare.

Se poi aggiungiamo le due guerre mondiali e i terremoti , si comprendono i motivi della quasi totale scomparsa degli zampognari.

È importante ricordare come, in seguito alla migrazione dal sud al nord, ancora oggi in grandi città come Milano non è raro imbattersi negli zampognari di diverse provenienze che mantengono viva la tradizione.

Come del resto a Napoli,  Roma e altre città del centro-sud. Oggi ci sono giovani musicisti che si avvicinano alla zampogna, che orientano anche verso nuove influenze musicali. Ci sono corsi e associazioni culturali, eventi e festival dedicati. La figura dello zampognaro si sta evolvendo, non più limitata ai confini delle tradizioni locali. Sono stati fondati  gruppi musicali che mescolano sonorità tradizionali e moderne.

Ma in fondo restano ancora figure mitico-ancestrali che rimandano a un mondo pastorale da tutti vagheggiato, lontano anni luce dal nostro contemporaneo web-living. Il suono delle zampogne,nel caos e nel rumore cittadino, rappresenta un bagno di umanità attraverso  un momentaneo distacco dalla frenesia dell’iperconnessione. E attraverso un temporaneo ritorno all’incanto e all’innocenza dei bambini e alla  loro capacità di vivere la gioia di un autentico Natale .

Dario Nicolella
Dario Nicolella
Medico oncologo e dermatologo, con la passione per la scrittura, l'arte e la poesia. Autore di saggi su tematiche toponomastiche, storiche, mitologiche (sirene, luna) ed artistiche (cupole e chiostri napoletani) riguardanti in particolare località campane, nonchè di numerose sillogi poetiche. Vincitore di premi letterari.