Gli italiani lavorano troppo: due milioni di lavoratori nel Belpaese fanno più di 50 ore settimanali.
L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro, ma stando a dati dell’Eurostat, aggiornati al 2022, nel Belpaese si lavora anche troppo.
Circa due milioni di lavoratori restano in ufficio per 50 ore a settimana, contro le canoniche 40 ore (8 ore al giorno per 5 giorni).
Si tratta del 9,4% dei lavoratori totali (circa 23 milioni) e il fenomeno in Europa riguarda molto di più gli autonomi (30%) che gli impiegati (4%).
Il dato tricolore è tra i più alti d’Europa: ci superano i francesi con il 10,2 %.
Ma il top si raggiunge in Grecia: 12,6%. Gli irlandesi si affiancano con il 9,1%, i portoghesi sono come noi al 9,4%.
In Romania il dato precipita al 2,2% e in Bulgaria allo 0,7%.
Settimana corta: cosa succede in Italia
In queste settimane è tornato alla ribalta il tema della settimana corta per gli italiani.
“Lavorare meno, lavorare tutti”: era uno slogan di moda sul finire degli anni sessanta.
Sono passati più di cinquant’anni da quel sogno. Oggi si torna a parlarne: ma stare al lavoro solo quattro giorni a settimana, con lo stesso stipendio è un sogno per molti.
Forse per quasi tutti i lavoratori. Ed una realtà per pochi, troppo pochi.
In Italia, fino ad oggi, sono solo due i gruppi (Lavazza ed Intesa Sanpaolo) che stanno sperimentando nuove soluzioni lavorative, nate anche a seguito della pandemia.
Nuove strade dettate dalla necessità di una maggiore protezione e di un maggiore risparmio energetico, esigenza trapelata all’indomani dell’aggressione dell’Ucraina da parte della Russia.
Sulla settimana corta per gli italiani, il pressing dei sindacati è forte. Anche le opposizioni fanno sentire la propria voce.
Il Governo ha accennato ad un’apertura sull’argomento, anche se il dibattito, nel corso degli ultimi mesi, si è concentrato un po’ di più sul taglio del cuneo fiscale.
Adolfo Urso, Ministro delle Imprese e del Made in Italy, a febbraio aveva affermato di essere “disposto a riflettere partendo dalla realtà. Tutto va messo in sintonia con una saggia politica industriale con l’obiettivo di aumentare produttività e occupazione“.
Un’apertura era arrivata anche da Confindustria, il cui presidente, Carlo Bonomi, ha affermato che “siamo dispostissimi a sederci e a ragionare, ma non in maniera ideologica, o vanno in crisi l’occupabilità e l’occupazione in Italia”.
I tempi sono maturi per parlarne: a beneficiarne sarebbero principalmente quei due milioni di persone che, in Italia, sul posto di lavoro ci rimangono di più.