Non sempre gli errori sono negativi: spesso ci aiutano a crescere e ad imparare da essi. Chi vive una cultura negativa dell’errore ha il terrore di sbagliare a prescindere da quale possa essere il risultato e se l’errore capita si fa di tutto per nasconderlo. Lo psicologo Gigerenzer a tal proposito afferma: “una cultura di questo tipo ha poche possibilità di imparare dai suoi errori e di scoprire nuove opportunità”. Tuttavia, se “errare humanum est” (errare è umano) è una grande verità tramandata addirittura dalla letteratura classica, è altrettanto vero che “perseverare autem diabolicum” (perseverare è diabolico). Perché ci capita di ripetere sempre gli stessi errori? I motivi possono essere molti.
“Ciò che è rimasto capito male ritorna sempre; come un’anima in pena, non ha pace finché non ottiene soluzione e liberazione”. Questa è una citazione di Freud che ben esprime l’importanza di correggere gli schemi fallimentari. La neurobiologia, inoltre, negli ultimi decenni, ha mostrato che esiste un’inerzia del sistema nervoso per la quale si tende a rifare le stesse cose nello stesso modo. Invece la psicologia psicodinamica ha evidenziato come il riuscire a fare tesoro di un errore implichi una serie di aspetti per nulla ovvi: elasticità mentale, umiltà, discernimento, volontà, determinazione e coraggio.
Sono tanti gli ambiti in cui tendiamo a reiterare l’errore: dalle relazioni sentimentali, ai rapporti di lavoro, fino all’ambito scolastico. Ripetere sempre gli stessi errori ha effetti negativi sia sulla qualità della vita che sulle condizioni psicologiche, poiché a lungo andare provoca anche un abbassamento dell’autostima. Uno dei motivi potrebbe essere il non voler abbandonare la propria zona di comfort: ciò che conosciamo ci dà più sicurezza rispetto al nuovo. Inoltre, soprattutto in ambito sentimentale, spesso il problema nasce quando la parte logica e quella emotiva vogliono cose diverse: se la logica tende alla razionalità, l’emotività invece ricerca quelle tensioni che vengono dal partner che ti “fa stare sul filo”. La soluzione migliore sarebbe cercare di allineare gradualmente la parte razionale a quella emotiva, sfamare l’emotività con emozioni positive e soprattutto ascoltare sé stessi e le proprie necessità: sono proprio quelle che ci inducono a reiterare l’errore. Importante sarebbe anche passare in rassegna le esperienze di vita in modo oggettivo per evidenziare schemi ricorrenti di comportamento.
Uno dei motivi principali che ci portano a fare sempre gli stessi errori è il non riconoscerli, ma nasconderli come se non fossero mai esistiti o addirittura attribuendo agli altri la colpa. Non accettare l’errore ci impedisce di adottare comportamenti alternativi, di crescere e migliorare. Nell’ambito dell’etica e della morale spesso si mettono a tacere sentimenti come la vergogna e il senso di colpa; non essendoci quindi una ricaduta emotiva negativa l’errore viene ripetuto. Un esempio è quello della popolazione carceraria: lo scopo degli istituti penitenziari è reinserire quelle persone nella società, far acquisire loro la consapevolezza della colpa. Entrare in empatia con il male causato e difendere altri valori, più etici e rispettosi, è il primo passo per non ripetere gli stessi errori.
Spesso però attribuiamo la colpa dei nostri errori agli altri o al contesto. Perché ciò avviene? La questione riguarda l’orgoglio: prendere atto di un errore significherebbe ammettere una sconfitta e di conseguenza una “perdita di valore” per quelle persone che vivono le relazioni come rapporti di forza e potere. A indurre questa mentalità è il contesto, una società che rifiuta l’errore in toto. Si porta così avanti uno stile di vita narcisistico che rende l’orgoglio personale una cieca difesa delle proprie azioni: si arriva di conseguenza anche forzare le cose affinché vinca la propria posizione (per quanto errata) e non quella di un altro. La situazione continua ad aggravarsi perché l’errore viene ripetuto senza che nessuna istanza critica lo fermi. Dare la colpa agli altri è un tentativo di preservare il proprio ego, ma ha delle ricadute a lungo andare: dopo una prima fase in cui ci si sente risollevati, ne arriva un’altra in cui si rischia un crollo dell’autostima in quanto ci si sente incapaci di correggere la rotta. Anche in questo caso bisogna fare di tutto per comprendere quale parte di noi ci porta all’errore e quali sono le sue necessità.