Giuseppe Conte, leader del Movimento cinque stelle, ha deciso di non candidarsi alle suppletive di Roma.
Il segretario del Pd Enrico Letta aveva proposto a Conte di candidarsi nel collegio della Capitale per prendere il posto lasciato libero dall’attuale sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, eletto alle amministrative dello scorso ottobre.
La coalizione giallorossa (Pd-M5S-Leu) aveva deciso di puntare sul leader pentastellato, ma così non è. Giuseppe Conte non sarà il candidato del centrosinistra per le prossime elezioni suppletive del 16 gennaio nel seggio vacante di Roma 1.
“Vorrei entrare dalla porta principale, ma ringrazio gli esponenti Pd per la lealtà. Ringrazio il PD, ma ho molto da fare col Movimento e non posso dedicarmi ad altro”. Ha dichiarato – categorico – ieri il capo del Movimento 5 stelle durante una conferenza stampa.
Giuseppe Conte: il suo rifiuto tra dubbi e polemiche
Un vero e proprio passo indietro quello di Conte, sulla cui eventuale scelta si erano susseguite una serie di critiche da parte di vari esponenti politici, primo tra tutti Calenda.
Ieri il suggello della decisione finale di Giuseppe Conte, che in realtà aveva già fatto intendere di non essere disponibile a candidarsi.
Così come accade spesso in ambito politico, le cosiddette “voci di corridoio” erano tante, oscillanti tra sì e no, nello stesso entourage di Conte, alcuni esponenti grillini rispondevano con critiche pungenti.
La decisione di puntare su Conte rivestiva un ruolo piuttosto significativo: avrebbe dovuto sancire una vera e propria alleanza tra il Pd e il M5s.
In realtà sembrerebbe che si tratti di un duplice obiettivo: da un lato rinforzare la struttura interna del movimento in vista del voto del Quirinale, dall’altro blindare la legislatura tirando dentro l’unico leader che è rimasto fuori dal Parlamento.
L’attuale corsa al Quirinale potrebbe “giocarsi” tra Anna Maria Furlan, l’ex segretaria generale della Cisl caldeggiata dai Dem, e Marco Bentivogli, anche lui un passato da sindacalista e oggi vicino a Calenda.
Punto interrogativo Letta che al momento, dopo il rifiuto di Giuseppe Conte, è alla ricerca di un nome papabile che possa accettare quella che si configura come una vera e propria sfida.