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Giovanna II di Napoli, la regina della dissolutezza

Giovanna II di Napoli o anche comunemente chiamata Giovanna di Napoli è stata da sempre uno dei personaggi più chiacchierati della storia napoletana. Oggi ricorre l’anniversario della sua nascita. Molti la ricordano non tanto per la sua vita politica, ma più che altro per la sua vita dissoluta. La regina veniva chiamata “Giovanna dai cento amanti” oppure “L’insaziabile.”

Giovanna II di Napoli: nata per il potere

La regina nacque a Zara il 25 giugno 1373. Il padre Carlo III di Durazzo era re di Napoli. La madre era Margherita di Durazzo. Giovanna sposò nel 1401 il Duca Guglielmo d’Austria, ma lui morì solo pochi anni dopo. Salì al trono di Napoli all’età di 41 anni, alla morte del fratello Ladislao I avvenuta nel 1414.

Il matrimonio con Giacomo II di Borbone

Giovanna II era di certo una donna potente. Già col matrimonio con Guglielmo D’Austria, la regina si ritrovò a governare su un vasto territorio che comprendeva Bulgaria, Serbia, Gerusalemme, Sicilia ed Ungheria. Rimasta vedova, Giovanna ebbe l’idea di sposarsi con Giacomo II di Borbone in modo da accrescere le sue ricchezze. Il matrimonio però non andò bene, la regina era diventata prigioniera di un uomo crudelissimo di cui però riuscì a liberarsi grazie all’aiuto dei suoi sudditi.

Giovanna II : una vita dedita al piacere

Fu proprio in quegli anni che Giovanna II iniziò la sua vita dissoluta. Pare che la regina si circondasse di tantissimi amanti di qualsiasi ceto sociale. Gli amanti erano orgogliosi di essere stati scelti dalla regina. Orgogliosi quanto ignari della loro terribile sorte. Alcune leggende narrano che la regina, una volta soddisfatte le sue voglie, si liberava dei suoi amanti lanciandoli cadere in delle botole del pavimento della sua camera. Dalla botola il malcapitato andava direttamente a finire in un fossato dove poi sarebbe morto perchè divorato da mostri marini.

La stanza dei giochi

Un’altra leggenda narra che la regina avesse una stanza dei giochi. In questa stanza portava i suoi amanti. Secondo la leggenda la “stanza del piacere” si trovava nei condotti sotterranei di Castel Capuano. Qui la regina si divertiva con le sue vittime con un dedalo di cellette, spuntoni e lame aguzze.

Giovanna II: la testimonianza di Croce

Sicuramente uno degli storici che ha provato di più a delinare un ritratto di questa emblematica figura è stato Benedetto Croce. Nella sua opera “Storie e Leggende Napoletane”, pubblicata nel 1919,  Croce definisce Giovanna con l’appellativo “La Pazza”.  Nel testo anche lui fa molti richiami alla sua dissolutezza: “Più tardi ascoltai particolari più giovenaleschi: la regina che andava in giro per le scuderie  a godere l’uno dopo l’altro di tutti i palafrenieri; la legge che ella, nuova Semiramide, comandò di bandire nel suo regno, facendo lecito il libito; la sua orrenda morte da Pasifae in abbracciamenti non già con un toro, ma con un cavallo, del quale, sazia degli uomini, si era bestialmente innamorata; e colsi sulla bocca del popolo la frase non elogiativa, detta di qualche donna di sfrenate voglie: E’ come la regina Giovanna.”

L’amore con Sergianni Caracciolo

In ogni caso la regina ebbe un uomo, che fu molto più di un amante. Stiamo parlando di Sergianni Caracciolo. La relazione con Sergianni fu lunga e duratura. I loro rapporti si inclinarono nel 1532 quando l’amante della regina pretese come regalo di nozze del figlio il principato di Salerno e di Amalfi. Gli insulti del nobiluomo al rifiuto di lei e la falsa accusa di voler impossessarsi al trono rivolta al Caracciolo da una cugina della regina ovvero Covella Ruffo, duchessa di Sessa, gli costarono la perdita del ruolo di amante ufficiale e la vita.

Giovanna II: la congiura contro Sergianni e la morte

Giovanna II, infatti, con l’aiuto di Covella Ruffo, organizzò una congiura contro Sergianni Caracciolo, mandando dei sicari al matrimonio del figlio a Castelcapuano. Lo uccisero dapprima strangolandolo con una cordicella e poi con una pugnalata nel petto. Giovanna fece seppellire Sergianni nella Chiesa di San Giovanni a Carbonara.

Giovanna “La pazza” morì due anni dopo, nel 1435 e, si dice, con le ultime notti piene di incubi. Tuttavia si dice che in alcuni palazzi della Riviera di Chiaia e nei sotterranei di Castelcapuano ancora si sentano le grida folli degli amanti della regina, torturati dopo l’amplesso.

 

Eva Maria Pepe
Eva Maria Pepe
Laureata in Lettere classiche, ama l'arte, la letteratura, i viaggi. Il suo più grande sogno è diventare scrittrice.