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Giovani, ora sì che la parola Covid fa paura

La situazione non ha ancora incanalato la strada del cambiamento, la rotta pare sia sempre la stessa, le problematiche resistono agli urti delle avversità. Il Covid-19 non è sparito, non è ancora stato disintegrato; il vaccino potrebbe essere un valido rivale, ma nessuno è a conoscenza delle risorse di esso. Alzi la mano colui che, nel lasso temporale estivo, non si curava almeno minimamente del virus. Proprio tutti ad interessarsi della sua repentina diffusione, vero? Neppure l’ironia potrebbe giovare in questo orribile scenario, che resta sempre lo stesso, con il consuetudinario copione da rispettare. E i personaggi? Proprio essi sembrano essere cambiati, ora sono i giovani ad essere sopraffati dal timore.

La stagione estiva, il caldo torrido e le spensierate serate d’estate potevano mai annientare la veemenza del Coronavirus? Qualcuno l’ha davvero pensato? Ogni ricordo negativo della pandemia, ogni ricordo connesso al virus, ogni ricordo appeso al filo di numerosi aquiloni immersi nel cielo, come poteva essere obliato tutto ciò? Eppure, le previsioni sul contagio forse non sono state all’altezza di ciò che si desiderava, a bordo del treno di ricordo c’è la preoccupazione. In Italia, come in tutte le località mondiali, resiste la pandemia, a subirne maggiormente le conseguenze restano i giovani.

E l’inquietudine torna a crescere smisuratamente, la preoccupazione non accenna a placarsi. È anche naturale dopo aver sottovalutato la situazione, o meglio, addirittura dopo aver completamente trascurato un’inquietante pandemia. La sicurezza continua ad essere messa a repentaglio e la paura tende ad emergere costantemente.

È curioso scorgere come un tale timore si sia abbattuto su un tipo di target differente. Se fino a giugno, infatti, l’angoscia consumava in particolare gli individui più anziani, e per quanto concerne il lato economico, pensionati ed operai, al giorno d’oggi sono numerosi i giovani e gli studenti a subire le conseguenze della pandemia. Secondo alcuni studi, circa il 90% di essi è stato vinto dalla preoccupazione. Il motivo? Beh la stagione estiva era stata ritenuta una salvezza, ma il contagio si è ampliato in quel lasso temporale maggiormente tra di loro. Non è una sorpresa, dunque, che essi siano tormentati.

Il virus che nuoce agli anziani, pare abbia mutato caratteristiche, è divenuto il virus che colpisce i giovani, per merito della sorte con conseguenze meno gravi, eccetto alcuni casi. Oltre il cambiamento della “demografia“, anche la “geografia” della preoccupazione ha subito delle trasformazioni. L’ansia è incrementata esageratamente nelle regioni del Centro e del Sud, maggiormente rispetto al Nord.

In conclusione, per quanto concerne la previsione legata ai tempi del Covid-19, non filtra ottimismo dalla popolazione italiana: si tende a pensare che questa pandemia durerà ancora a lungo. Un anno? O forse anche di più? Inoltre, ci sono coloro che credono nell’inefficienza dei decreti attualmente in vigore. Si ritiene che debbano essere non solo sostenuti, ma anche prolungati. Il quesito resta sempre lo stesso: le condizioni miglioreranno? In caso di risposta affermativa, quando?