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Giambattista Vico: il contributo italiano alla formazione del pensiero libero

Giambattista Vico è stato un modulatore del pensiero, vissuto tra Seicento e Settecento, svolse come professore un ruolo educativo esemplare, ponendo il bene comune prima di quello individuale.

“per giovar al gener umano, dee sollevar e reggere l’uomo caduto e debole”

 

Giambattista Vico nacque a Napoli il 23 giugno 1668, figlio di un modesto libraio. Studiò prima presso i gesuiti, poi offesosi per un’ingiustizia scolastica subita, decise di studiare per proprio conto, completando la parte dei programmi non svolti a scuola. È in questo periodo che definisce la la critica del metodo scolastico del suo tempo: che costringeva gli adolescenti, dotati per natura di fantasia, ad applicarsi a pratiche troppo intellettualistiche.

Nel 1698, risultato vincitore della cattedra di retorica all’Università di Napoli, Vico si fece sostenitore di una pedagogia indirizzata ai valori civili.

ritrovare i princìpi del diritto naturale delle genti dentro quegli dell’umanità delle nazioni, ricostruendo la generazione de’ costumi umani” 

Frequentando gli ambienti universitari ebbe modo di meditare più a fondo il valore che l’educazione ha per l’uomo: il compito della cultura consiste nel formare i cittadini, facendoli uscire dalla sfera del privato per immetterli nella sfera pubblica.

Per far ciò ovviamente gli studia humanitatis sono lo strumento privilegiato per la formazione della coscienza civica.

Vico affermava infatti:”  il filosofo che aggiunge di suo qualcosa al patrimonio comune,può legittimamente proclamare mundi civis sum” 

Le orazioni di Giambattista Vico erano rivolte all’élite dei giovani studenti dell’università napoletana, e si prefiggevano di formare cittadini e non semplici individui, ossia un ceto di servitori dello Stato intellettualmente preparati e aventi come unico obiettivo l’interesse pubblico.

L’intento di Vico non era di formare un semplice e impassibile spettatore, come pretendevano per esempio l’«apatia» degli stoici e il rigorismo dei giansenisti, ma un attore che, conscio della continua metamorfosi della realtà, voleva intervenire attivamente, senza sacrificare o annullare le sue passioni.

Il suo pensiero però avanza ancora ed è per questo che poi lèggiamo:

I latini… dicevano che la mente è data, immessa negli uomini dagli dei. È dunque ragionevole congetturare che gli autori di queste espressioni abbiano pensato che le idee negli animi umani siano create e risvegliate da Dio […] La mente umana si manifesta pensando, ma è Dio che in me pensa, dunque in Dio conosco la mia propria mente”

 

In pratica per Giambattista Vico la mente umana, ovviamente inferiore, si avvale di verità costruite su ciò che proviene da Dio, grazie all’utilizzo dell’ingegno, che ci nasce per volontà di Dio.