Germania, 125 sacerdoti, suore, ma anche insegnanti di religione, hanno fatto coming out.
L’obiettivo del gruppo di fedeli è quello di poter vivere senza timori e avere accesso a tutti i tipi di attività e a tutte le occupazioni nella Chiesa senza discriminazioni.
Un’azione di gruppo, molto significativa, che dà un notevole impulso al cattolicesimo mondiale.
Ben 125 “uomini di chiesa”, tra i quali sacerdoti ed ex, ma anche suore, amministratori, insegnanti, hanno dichiarato pubblicamente la propria omosessualità, affinché nessuno possa discriminarli.
La richiesta avanzata è quella di annullare ogni dichiarazione obsoleta della dottrina della Chiesa in tema di sessualità e di genere.
Un gesto che ha avuto luogo in un momento particolarmente problematico per la Chiesa tedesca. Proprio in questi giorni, infatti, sono venute alla luce una serie di accuse nei confronti di vari sacerdoti, che avrebbero abusato sessualmente di minori.
Da quanto si è appreso, il Papa emerito Benedetto XVI, quando era arcivescovo di Monaco, non prese provvedimenti nei confronti di alcuni sacerdoti coinvolti in quattro casi di violenze sessuali, passati “inosservati”.
Questi i risultati di una lunga indagine illustrata in un rapporto commissionato dalla Chiesa cattolica a Westpfahl Spilker; uno studio legale tedesco, si è occupato dei presunti casi di pedofilia, per fare luce e cercare la verità sugli abusi nel periodo di tempo compreso tra il 1945 e il 2019.
A tal proposito, i 125 “dipendenti della chiesa” hanno affermato con chiarezza che non bisognerà adottare nessun comportamento omofobo, né licenziare chi con molta semplicità ha ammesso la propria omosessualità.
Spesso la chiesa nel corso degli anni ha condannato orientamenti sessuali e scelte di uomini di chiesa, molte volte perseguendole.
A ciò si appella il gruppo di sacerdoti, amministratori, insegnanti, suore, i quali hanno invitato la Chiesa ad assumersi la responsabilità di avere discriminato così tante persone nel corso della storia.
“Non voglio più nascondere la mia identità sessuale”, ha affermato Uwe Grau, sacerdote della diocesi di Rottenburg-Stoccarda; “Siamo parte della Chiesa”, ha aggiunto Raphaela Soden, che lavora nella pastorale dei giovani adulti.
Ricordiamo che recentemente la Chiesa cattolica ha preso ufficialmente posizione contro quelle che sono chiamate “terapie riparative”, cioè i trattamenti per «guarire» dall’omosessualità, come se quest’ultima fosse una malattia.
“L’omosessualità non può essere curata, perché non è una malattia”, così come ha sancito l’Organizzazione Mondiale della Sanità ben 31 anni fa.
Germania: alcuni “uomini di chiesa” fanno coming-out
Eppure ancora oggi bisogna precisarlo e purtroppo è ancora necessario che qualcuno si appelli contro qualsiasi forma di discriminazione.
Sembra quasi che la storia e le discriminazioni (alle quali sono seguite vere e proprie persecuzioni e diaspore) non abbia insegnato niente.
In realtà, lo scontro sul tema – omosessualità – è ribadito dai convinti conservatori e si discosta dall’atteggiamento spesso definito “liberale” del Pontefice Papa Francesco.
Le vocazioni della chiesa, in ambito ecclesiastico dunque, non hanno nulla a che vedere con l’orientamento sessuale di una persona.
Un passaggio eclatante quello avvenuto in Germania, che non si era ancora mai visto in nessuna altra parte del mondo. Allo stesso tempo hanno dato vita ad una iniziativa (storica) che hanno chiamato #OutInChurch