Gennaro Aspreno Galante nacque a Napoli il 28 giugno del 1843; fu un presbitero, storico ed insegnante.
Galante crebbe in una famiglia agiata, che gli diede l’opportunità di ricevere una formazione magistrale. Inoltre, in gioventù arricchiva il proprio sapere nella grande biblioteca paterna, patrimonio della famiglia.
Durante gli studi si specializzò nelle materie umanistiche, nelle quali eccelleva. In particolare divenne un esperto di antichistica, letteratura greca e latina e teologia. Per quanto riguarda quest’ultima disciplina approfondí le sacre scritture ed il lavoro di San Tommaso d’Aquino. Gennaro Aspreno Galante, durante il suo percorso, è fortemente influenzato da due figure: dal canonico Giovanni Scherillo e dall’archeologo Giovanni Battista de Rossi, con il quale concluse la sua preparazione.
Galante viene ordinato sacerdote dal cardinale Sisto Riario Sforza nel 1866. Durante i primi anni di servizio insegnò greco e latino presso alcuni licei privati e, nel 1878, si dedicò all’insegnamento di storia ecclesiastica e archeologia cristiana al liceo Arcivescovile di Napoli. In un secondo momento insegnò al seminario di Maria, dove si occupò della preparazione del clero campano e meridionale.
L’opera più importante di Galante, Guida sacra della città di Napoli
Nel 1872 scrisse la sua opera più importante, Guida sacra della città di Napoli. In questo lavoro Galante descrive, con estrema passione e dedizione, le chiese di Napoli in quattordici giornate. Nel 1891 gli fu conferito il titolo di canonico cimeliarca, con il quale ottenne il compito di custodire il tesoro del Duomo di Napoli. Nel corso degli anni ricevette altre cariche, tra le quali quella di ispettore degli scavi e dei monumenti di Pozzuoli.
Galante si appassionò anche all’indagine sulle catacombe di San Gennaro, che considerava un sepolcro cristiano. Questo lavoro lo vide impegnato fino agli ultimi giorni della sua vita. Inoltre si occupò dello studio di svariati monumenti minori, tra i quali: Le catacombe di San Severo, di San Gaudioso, di Sant’Eufebio, di San Vito e dei Santi Fortunato e Massimo.
Infine perì nella villa di famiglia, ubicata a San Giorgio a Cremano, l’11 giugno 1923. Attualmente i suoi resti sono conservati nella basilica di Santa Restituita, proprio nel Duomo di Napoli, luogo al quale ha dedicato il suo lavoro per tutta la vita.