Gli attivisti di Fridays for Future annunciano il loro ritorno in piazza per ricordare ancora una volta quanto precarie siano le condizioni del nostro pianeta e chiedere alle istituzioni di intervenire concretamente.
Uno sciopero nazionale previsto per Venerdì 9 ottobre. L’invito del movimento ambientalista è di scioperare tutti insieme da una giornata di lavoro o di scuola e di partecipare alla mobilitazione della propria città o, qualora non fosse previsto alcun evento, crearne uno da zero.
La promessa è quella di scioperare attenendosi a tutte le norme anticontagio previste per fronteggiare l’epidemia da Covid-19. Non ci sarnno per tanto cortei, così come accaduto nelle passate manifestazioni, ma dei sit-in nelle piazze a cui, per partecipare, sarà necessario indossare la mascherina e il rispetto del distanziamento sociale.
La pandemia non può, però, fermare il grido d’allarme lanciato negli ultimi anni dai giovani di tutto il mondo, che al suono dello slogan “non esiste un pianeta B” rivendicano la loro più preziosa eredità: il pianeta.
Un pianeta per il quale, rifacendoci alle parole degli stessi Fridays for Future, gli adulti non hanno mostrato e non mostrano nessun rispetto.
Si sentono, così, costretti a tornare in piazza per chiedere alle istituzioni di agire, in quanto per loro, nessun governo, men che meno quello italiano, sta affrontando in modo serio i numerosi richiami ed allarmi che la comunità scientifica ha fornito sino ad oggi. Queste le parole che si leggono nel loro comunicato, che continua ricordando come la classe politica abbia tra le sue mani tutti gli strumenti per comprendere la portata esistenziale dell’emergenza ambientale, climatica ed ecologica che il mondo sta affrontando. Per Fridays for Future questa decade è cruciale per la sopravvivenza della società e per questo motivo le scelte politiche sono più che mai determinanti per il futuro delle prossime generazioni.
La speranza di invertire la rotta, per questi giovani, c’è ancora ma occorerebbe una legge di bilancio rivoluzionaria, dove l’economia di un paese si basi sul benessere e non sul Pil. Una rivoluzione ancora più necessaria dopo la crisi sanitaria che il mondo sta vivendo, che nei paesi più deboli, e non solo, si sta inevitabilmente trasformando n una crisi economica, con i poveri sempre più poveri anche e sopratutto di eguaglianza sociale.