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“Freddo a Napoli”: l’inedita opera di Italo Calvino

“Freddo a Napoli”, è un testo poco noto di Italo Calvino, apparso originariamente nel 1949 su “L’Unità”.

Nonostante sia estate, i testi del celebre Calvino, riscaldano il cuore, colorando la mente con racconti e poesie varie;  tra queste anche alcune dedicate a Napoli, città molto amata dal celebre autore, tra i più noti della letteratura italiana.

All’interno dell’opera, Italo Calvino ripercorre la società e l’identità di Napoli nel dopoguerra, confrontandosi con diverse realtà, dai Quartieri Spagnoli, alla bellezza del mare.

La visione non frontale, ma assolutamente oggettiva della città, sottolinea il ruolo di Calvino nelle vesti di giornalista e giovane scrittore che sperimenta il girovagare metropolitano che più tardi avrebbe attribuito ad un suo personaggio (Marcovaldo per le strade di Torino).

Napoli, città dai mille volti e colori, colpisce il giovane autore che nell’opera scrive: “Io credevo che a Napoli facesse caldo anche d’inverno. Invece il giorno che arrivammo noi arrivò anche il freddo, un vento marino che faceva battere i denti e gli stipiti degli usci. Io cercavo qualcosa che ‘facesse Napoli’, non riuscivo a capire che colore avesse questa città, che ritmo: mi fermavo a calze rammendate appese fuori dalle case, a lenzuola in aria, ‘questo fa Napoli’, ripetevo ogni volta, ma il cielo grigio, il freddo mi perdevano, e non potevo togliermi Genova dal capo”.

Una visione intensa della città, particolareggiata e dettagliata in perfetta linea con la poetica dell’autore italiano.

Nella città partenopea, Calvino si impegnò a cercare e vedere qualunque cosa si allontanasse dalla bellezza che “Fa sparire ogni verità”; proprio attraverso un’attenta analisi della realtà, scorge una serie di dettagli, caratteristiche e soprattutto una molteplicità di ferite (ancora sanguinanti) che purtroppo deturpano la splendida città. 

“Freddo a Napoli”: la visione frontale della città

Ecco che proprio in questo aspetto, nemmeno la bellezza che circonda tutti, “a portata di sguardo”, permette di rimarginare le ferite… non della pelle, ma dell’anima.

Paure e timori non visibili se non negli occhi di chi le prova, ed in questo viene fuori il fulcro della poetica dell’intellettuale italiano relativa a Napoli.

“Freddo a Napoli” è un vero e proprio stato d’animo riportato attraverso le parole che compongono la splendida opera.

L’ideologia calviniana di letteratura è qui da intendere non come esercizio di carattere metaletterario, ma piuttosto come un vero e proprio esercizio conoscitivo.

Scrivere per conoscere o meglio, per far sì che tutti possano scoprire i dettagli interni, il fulcro di una determinata realtà.

A Napoli, così come si può leggere all’interno del libro, l’estrema visibilità culmina nell’invisibile, in un punto cieco da cui non proviene nessuna salvezza ma solo un invito a una responsabilità terribile (ancora più tragica, da quando è venuta meno anche la fiducia in un senso della storia che prima o poi avrebbe dovuto riscattare il Sud come il Nord).