Franco Maione, attore, registra teatrale, sceneggiatore, actor coach, direttore della scuola di teatro e recitazione “New Edenbleu” di Napoli, è stato il primo ospite di quest’anno all’interno di un laboratorio in modalità e-learning; si tratta del nuovo ciclo del Laboratorio di Produzioni audiovisive teatrali e cinematografiche promosso dall’Università Orientale di Napoli affidato al professore Francesco Giordano.
L’intervento di Franco Maione si è concentrato sulla comunicazione ricollegandosi all’assunto di Albert Mehrabian, psicologo statunitense di origine armena, famoso per le sue pubblicazioni sull’importanza degli elementi non verbali nella comunicazione faccia a faccia. Lo psicologo statunitense ricorda, infatti, come la parte non verbale del linguaggio rappresenti il 55% della comunicazione; è quindi la parte dominante. Conoscere dunque gli aspetti della comunicazione ed esserne padroni diventa fondamentale per un attore.
Franco Maione definisce surreale il periodo di isolamento e distanziamento sociale in cui tutti noi stiamo vivendo. Periodo in cui si è fermata ogni tipo di attività, comprese quelle delle compagnie teatrali.
“L’attore in scena non deve fingere, ma vivere realmente quello che vive il personaggio. Solo in questo modo anche gli spettatori potranno credere a ciò che stanno vedendo. Entra in gioco il meccanismo della personificazione e della reviviscenza, che consiste nell’attingere dal proprio bagaglio emotivo le emozioni che il personaggio prova per poterle rappresentare” spiega Maione ai suoi allievi.
Maione afferma l’importanza del contatto e della vicinanza anche se con gli strumenti che ci offrono le nuove tecnologie per ricreare un surrogato di comunicazione reale, provando a mantenere un feedback reale e attraverso cui viaggia l’emozione, alla base di un processo comunicativo.
La speranza e insieme l’invito di Maione è di sostenere l’arte, la cultura, la creatività in ogni sua forma.
“Quando inizierà la fase due dell’emergenza e usciremo tutti con le mascherine saremo volti anonimi ecco perché dovremmo riuscire attraverso gli occhi e il nostro corpo a comunicare ed emozionarci per essere volti e non maschere” termina il regista.