Nel 2004 i registi Franco Maresco e Daniele Ciprì presentarono alla 61esima edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia “Come inguaiammo il cinema italiano-La vera storia di Franco e Ciccio”una pellicola tributo che andava al di là del mero docu-film per la capacità di cogliere in toto con spezzoni e dando voce a coloro che avevano avuto la possibilità di toccarli con mano.
La mimica facciale e gestuale di Franco Franchi colta da Domenico Modugno, come da Pier Paolo Pasolini è immortale al cultore del cinema italiano perché dietro quelle comiche figure che trascendono il caratterista siculo-palermitano per portarlo verso l’Italia del “boom economico” e del cambiamento dei costumi esiste il gioco del rovescio e della parodia, capace di stravolgere il botteghino nel 1964 con oltre 7 miliardi di lire incassati, vige anche l’incipit dalla tenebra, dalla fame.
Franco, al secolo Francesco Benenato venne alla luce 91 anni fa da origini proletarie e privo di istruzione, conobbe le difficoltà come anche le bassezze del furto e del rubare per l’indigenza, ma non si piegò al giocoforza della vita affrontandola con un’ironia che meglio ha saputo riversare nei suoi soggetti. Le prime esperienze come factotum in un circo per calcare il palcoscenico, unitamente anche alla pratica di esibirsi ad eventi privati costituiscono un apprendistato sul campo.
Proprio le difficoltà affrontate nel secondo dopoguerra fomenteranno le aspirazioni e la maturazione interpretativa, sugellati dall’incontro con l’attore di teatro e concittadino Francesco Ingrassia, meglio noto come Ciccio, ma che hanno avuto riscontro anche nei momenti di separazione del duo comico, vedendo Franco Franchi cimentarsi nel canto e nella musica , come dimostra il secondo posto raggiunto al Festival della canzone napoletana nel 1970 insieme ad Angela Luce con il singolo O’ Divorzio.