Le testate giornalistiche non dovrebbero mai diffondere foto di minori, ancor di più se l’immagine in questione è quella di una bimba che va a trovare la madre in carcere.
La minore, che è finita sui giornali, è la figlia di Eva Kaili, la quale ha rivisto la madre dopo quasi un mese di carcere.
Ad accompagnare la minorenne è il nonno Alexandros.
Il commento del presidente dell’Ordine dei giornalisti, Carlo Bartoli, in seguito alla pubblicazione della foto della bimba: “la carta di Treviso è chiarissima”.
“Il giornalismo è un’altra cosa. Diffondere le immagini una bimba di pochi anni che si reca in vista alla mamma in carcere è un esempio odioso di pessimo giornalismo. La Carta di Treviso è chiarissima e ci auguriamo che i Consigli di disciplina dell’Ordine possano sanzionare adeguatamente questi comportamenti. Occorre anche riflettere sulla necessità di chiamare in causa anche i direttori delle testate che diffondono video e immagini di questo tipo”.
Anche il Garante della Privacy interviene:
“Gira sul web il video della figlia di Eva Kaili, la ex vicepresidente dell’Europarlamento, che ritrae la bambina che arriva al carcere di Haren, in Belgio, in visita alla madre. Il video – privo di un qualsiasi interesse pubblico rispetto alla vicenda dell’eurodeputata – non solo viola la riservatezza e l’anonimato della bambina, ma risulta lesivo della sua personalità e del suo sviluppo psico-fisico, comportando la permanenza in rete di immagini per un tempo potenzialmente infinito e privando, di conseguenza, la bambina del diritto a non doversi ritrovare, in un prossimo futuro, a rivivere certi tristi momenti”.
Il Garante, dunque, per la protezione dei dati personali invita dunque gli organi di stampa, i siti di informazione e i social media ad astenersi dal diffondere il video. Richiama l’attenzione al rispetto delle regole deontologiche nell’esercizio dell’attività giornalistica e della Carta di Treviso.
“L’Autorità Garante” – conclude – “Si riserva interventi di sua competenza nei confronti delle testate che hanno violato le regole deontologiche”.