Benché la pandemia da COvid-19 ci stia lasciando in eredità una ingente depressione economica, la tecnologia ed i suoi strumenti che caratterizzano l’era in cui viviamo ci consentono di immaginare delle opportunità e percorsi alternativi da quelli a cui eravamo abituati.
L’unico modo per fare fronte alle crisi, è quella di inventare nuove soluzioni o, addirittura, rivalutare le potenzialità di quelle disponibili.
Dapprima la crisi economica, poi il Covid, ma soprattutto una progressiva sfiducia negli istituti bancari, hanno indotto moltissime persone a concretizzare progetti ed ambizioni grazie alla scelta di percorsi poco canonici, o meglio alternativi.
Soprattutto se stiamo parlando di finanza. E possiamo proprio deputare a quegli strumenti di natura tecnologica la possibilità di immaginare e realizzare una finanza differente.
La finanza differente non passa attraverso le banche ed i consulenti, bensì si avvale di Internet e delle sue “meraviglie”: il web e le piattaforme online; riunendo al proprio interno strumenti come blockchain, invoice trading, tokenizzazione degli asset finanziari, crowdfunfing, direct lending, e ancora minibond, venture capital e fondi di private equity finitech… dìsì, a questo punto sarai già andato ad interpellare un glossario finanziario.
Ma è tempo ben speso, poiché stiamo parlando di una delle risposte più geniali che l’Italia sia stata in grado di offrire in materia di crisi economica e pandemica degli ultimi decenni.
Di cosa parliamo? Ecco alcune delle principali differenze
1) I Minibond, vale a dire un appello al mercato mobiliare per la distribuzione sul mercato di titoli di debito come obbligazioni e cambiali finanziarie, per cifre fino a 50 milioni.
L’industria dei minibond cresce progressivamente, in Italia. In specie da quando, nel 2013, il Decreto Legge “Sviluppo” ed i decreti che gli hanno fatto da scia, hanno semplificato
l’opportunità per le PMI di collocare obbligazioni e cambiali finanziarie sul mercato, sottoscritte da investitori professionali (banche, fondi di private debt e asset
management companies), attualmente anche distribuite su portali web di equity crowdfunding.
2) Il Crowdfunding, ovvero l’opportunità di riunire capitale su portali web, nelle eterogenee forme ammesse, come, ad esemprio: reward, lending, equity, etc.
L’equity crowdfunding ha assistito ad un eccellente tasso di crescita nell’ultimo anno, soprattutto in virtù dell’estensione a tutte le PMI di tale opportunità, che agli albori era riservata esclsivamente a startup e PMI innovative. Le piattaforme di lending hanno erogato prestiti alle PMI italiane per 339,2 milioni di euro ( questo è quanto riportano i dati del Quaderno di Ricerca La Finanza Alternativa per le PMI in Italia de La School of Management del Politecnico di Milano) fino a Giugno 2020.
3) L’Invoice trading, vale a dire lo smobilizzo di fatture commerciali mediante l’utilizzo di piattaforme web.
Le piattaforme di invoice trading italiane, entro Giugno 2020, hanno devoluto in favore delle PMI 3 miliardi, +23% rispetto all’anno precedente. Da notarsi, però, che il ciclo di investimento in questo specifico ambito è piuttosto breve rispetto ad altri, trattandosi della cessione a investitori professionali di fatture commerciali a scadenza di 3/4 mesi Le ragioni della crescita sono da attribuire per gran parte all’aumento dei processo di integrazione tecnologica fra piattaforme e sistemi ERP delle imprese, processo che semplifica la customer experience.
4) Il Direct Lending, cioè il credito fornito da soggetti non bancari mediante prestiti
diretti.
Il Direct Lending è il segmento in cui è meno facile condurre un’analisi di stima. In questo caso, infatti, si fa riferimento all’opportunità per soggetti non bancari (es. fondi di credito) di erogare prestiti diretti alle imprese. Ad oggi, sono esigui i casi in cui le PMI italiane abbiano ottenuto un prestito diretto da fondi specializzati, ma nuovi fondi stanno incominciando ad investire sul mercato, spronati anche dalla nascita dei Piani individuali di risparmio alternativi.
5) Le Initial Coin Offerings (ICOs), ovvero il collocamento di token digitali, e, più generalmente di crypto-asset su Internet, attraverso la tecnologia emergente della blockchain.
Mediante le Initial Coin Offeringspossibile, è possibile raccimolare capitale in rete, offrendo in sottoscrizione token digitali, disintermediando, così, piattaforme terze e circuiti di pagamento più tradizionali.
6) Il Private equity e venture capital, ossia il finanziamento con capitale di rischio fornito da investitori professionali, a volte rappresentativo della quotazione in Borsa su listini specifici per le PMI, ovverosia il segmento che tempo adddietro identificava quasi esclusivamente la finanza “alternativa” per le PMI nel Paese.
Si tratta di investimenti effettuati da soggetti professionali nel campo del
private equity e del venture capital, i quali sottoscrivono capitale di rischio di imprese non quotate, con l’obiettivo di contribuire alla crescita dell’azienda attivamente, per ottenere una plusvalenza al momento dell’exit, ossia la dismissione della
partecipazione, con la cessione a terzi o attraverso la quotazione in Borsa.
I pro e i contro del FINITECH
“Sì, ok, ma cosa significa “finitech”?”
È la crasi di Finance (Fin) e Technology (Tech), con questo termine si intende la fornitura di prodotti e servizi finanziari, tramite le tecnologie più avanzate di comunicazione ed informazione.
Oggigiorno è sufficiente accedere ad una piattaforma web per ottenere un finanziamento. Ciò comporta una serie di vantaggi, come un’impennata d’accelerazione dei tempi, ed una riduzione dei costi e delle spese. Inoltre, appare evidente anche una “democratizzazione” del ruolo dell’investitore, che prima era esclusivo dei professionisti, mentre ora è una realtà tangibile per tutti, come nel caso del crowfunding immobiliare. Ma non solo, perché questi strumenti hanno anche il “merito” di aver demaschilinizzato la finanza, che – non è un mistero – è un mondo a predominanza maschile. In questo modo, anche le imprenditrici possono beneficiare di tali strumenti, che ovviano alle necessità legate al lavoro autonomo, sempre più scelto dalle donne che scelgono di fare impresa.
Inoltre, le start-up che hanno necessità di chiedere un sostegno alla banca, non si ritroverà più a fare i conti soltanto con i consueti “parametri e requisiti” omologanti, che eliminano del tutto il valore della soggettività; questi innovativi strumenti pongono l’accento sulla creatività.
Cionondimento, gli innegabili vantaggi, evidenziano delle controindicazioni: l’assenza di una vera regolamentazione.
Sul Finitech, grazie alle procedure snelle, non incombe quel complicato sistema di regolamenti con cui invece devono fare i conti gli istituti di credito più classici.
Alessandra Perrazzelli, vicedirettrice della Banca d’Italia, ha infatti esortato le autorità competenti ad affrettare l’elaborazione su misura della transizione digitale dell’industria finanziaria, elaborando regole in grado di stabilire stabilità e sicurezza.