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Femminicidio e violenza di genere

Femminicidio e violenza di genere occupano ogni giorno le cronache nazionali ed internazionali. Eppure, le donne hanno battagliato per anni per ottenere dei cambiamenti nel campo politico, nella questione dell’IVG, nel divorzio, nelle leggi in materia di violenza sessuale, nell’essere donne emancipate e libere.

In Europa, le lotte femminili hanno raggiunto maggiori diritti e una discrepanza minore tra i sessi. Nonostante ciò, nel mondo occidentale non c’è mai stata realmente un’effettiva parità.

Secondo un’indagine del Parlamento Europeo che risale al 2011, “almeno il 20% delle donne europee ha subito violenza nelle relazioni familiari e questa è una delle principali cause di decesso per le donne.”

L’Italia e l’atteggiamento verso le donne

 

In Italia, l’articolo tre della Costituzione enuncia: “Tutti i cittadini hanno pari dignità e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso[…]”.

L’Italia però si classifica al 41º posto per uguaglianza di genere in un’indagine chiamata Global Gender Gap Index nel 2015.

I dati del rapporto Eures 2019 su “Femminicidio e violenza di genere” affermano che le donne morte dall’inizio del 21º secolo sono 3.230.

Il femminicidio spesso viene giustificato con un “Se l’è cercata”. Secondo alcuni principi sociali una donna non deve camminare da sola, non deve indossare vestiti attillati e non deve essere provocatoria nei confronti dell’uomo.

Questa convinzione sociale si basa proprio sul patriarcato che vige nella società, a volte sono le donne stesse ad avere tale convinzione e, talvolta, proprio dalle donne si sente questa accusa.

Il 31 dicembre del 2019 una donna di 30 anni è stata stuprata a Udine mentre scattava foto, il friulano Giovanni Candusso ha accusato la vittima affermando “Se l’è andata a cercare”. Tre settimane fa c’è stata una strage di sei donne: Fatima Zeeshan, Rosalia Mifsud e Monica Diliberto, Speranza Ponti, Rosalia Garofalo, Francesca Fantoni, sei donne torturate, stuprate, violentate e uccise. 

In Italia le donne guadagnano il 5,5% in meno rispetto agli uomini, ma se si considera il reddito annuo l’Italia perde molte posizioni, senza considerare le spese aggiuntive date dalla “tassa rosa”. Una tassa che non esiste se nominata, ma che i negozi hanno ben in mente cosa sia.

Il femminismo in Italia e nel mondo, purtroppo, è ancora necessario.