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Fanciulla di Capodimonte un amore di porcellana

La leggenda della Fanciulla di Capodimonte è una delle tante storie di cui Napoli è custode.

È un fantasma silenzioso della cui storia sappiamo ben poco.

Forse nemmeno di un vero e proprio fantasma si tratta, ma di una creatura fantastica e misteriosa di cui nessun’altra leggenda sembra parlare.

È il Fantasma di Porcellana che viveva nel bosco di Capodimonte: la sua è una storia d’amore e purezza, di anime fragili e di vendetta.

Fu Matilde Serao nel suo celebre libro “Leggende Napoletane” a scrivere di questa fanciulla misteriosa.

Chi era la fanciulla di Capodimonte?

Non conosciamo il suo nome e nemmeno quello del suo giovane amante.

Secondo la leggenda, il giovanotto aveva l’abitudine di passeggiare per i verdi campi del bosco perché la città lo stancava.

Nella sua vita c’era una fanciulla in carne ed ossa che si struggeva d’amore per lui, che lo desiderava: ma non era ricambiata.

L’uomo non provava per lei né per nessun’altra alcun trasporto.

Pareva in realtà che non desiderasse assolutamente nulla.

L’uomo aveva un temperamento malinconico, e una parte di lui gli ripeteva spesso che non c’era probabilmente nulla e nessuno, su questa terra, che potesse essere oggetto del suo amore.

Si aggirava spesso di notte, nel verde del bosco di Capodimonte.

Guardando le stelle, chiedendosi perché fosse fatto proprio in quella maniera, e se avrebbe mai incontrato una donna che potesse accendere in lui la fiammella dell’amore.

Un giorno d’inverno vide in una leggera foschia una fanciulla snella e priva di contorni che sembrava fosse fatta di aria.

Il giovane corse verso la misteriosa figura, ma non trovò nulla. La misteriosa ragazza era sparita.

Da quel momento in poi, tutti i giorni ritornò sempre allo stesso punto, e la fanciulla era lì ad aspettarlo, si concesse a poco a poco.

Durante i loro incontri il giovane non parlava, la contemplava soltanto.

Passarono dei giorni felici insieme fin quando lui non le chiese se lo amasse.

La giovane confermò il suo amore per lui, e il ragazzo preso dall’euforia e pazzo d’amore la sommerse in un abbraccio fortissimo. Mai fu fatto errore più grave.

La fanciulla cadde in mille pezzi di porcellana bianca, l’arte per cui Capodimonte è diventata famosa.

Il giovane affranto morì poco dopo.

Nella leggenda tradizionale invece il fantasma di Capodimonte era una giovane sposa.

Ella ogni primavera appare sulle scale dell’Incoronata Madre del Buon Consiglio e attende inutilmente l’arrivo del suo sposo.  Si dice anche che questa appaia alle ragazze nubili.

 

Dora Caccavale
Dora Caccavale
Nata a Napoli (classe 1992). Laureata in Storia dell'Arte presso l'Università degli Studi di Napoli Federico II. Autrice del libro "Lettere di Mattia Preti a Don Antonio Ruffo Principe della Scaletta" AliRibelli Editore. Organizzatrice di mostre ed eventi artistici e culturali. La formazione rispecchia il suo amore per l'arte in tutte le sue forme. Oltre alla storia dell'arte ha infatti studiato, fin da bambina, danza e teatro. Attualmente scrive per la testata XXI Secolo.