Ricorre oggi il compleanno del famoso cantante, Fabrizio De André. Un nome che ha lasciato un segno indelebile in più di una generazione. L’artista, una figura poliedrica per definizione, riesce a fondere l’eleganza e lo stile impeccabile della buona musica, ad una serie di tematiche sociali e di riflessioni introspettive. Ne emerge un lavoro vario, perfetto nella sua complessità.
L’autore di brani di successo come “Via del campo”, “Bocca di Rosa” e “La Guerra di Piero”, vive un percorso personale articolato, fatto di momenti intensi. Ed è così che, proprio come in uno dei suoi pezzi, la fatalità della vita dà forma alla figura appassionata, comunicativa ed unica dell’artista.
Il 18 febbraio del 1940, comincia l’intricata storia di Faber, nomignolo famoso datogli dall’amico, Paolo Villaggio, per la passione del cantante per l’omonima marca di pastelli. Genova dà i natali, non solo ad un cantante, un artista difficile da inquadrare in un’unica categoria, ma ad un vero e proprio poeta.
A questo proposito, De Andrè ha dichiarato: “Croce dice che tutti gli italiani fino a diciotto anni possono diventare poeti, dopo i diciotto chi continua a scrivere poesie o è un poeta vero o è un cretino. Io, poeta vero non lo ero. Cretino nemmeno. Ho scelto la via di mezzo: cantante”.
Le storie che ci presenta Faber, cantate con trasporto e passione, con toni talvolta ironici e che mettono davanti alla crudeltà della vita, hanno come protagonisti ladri, prostitute, re e pescatori. Figure varie, reali, che riportano un contenuto, una realtà spesso amara, ma raccontata con maestria. Ecco le che l’ascoltatore diventa parte della storia, si lascia trascinare dall’intensità del racconto e, in un qualche modo, ne diventa parte.
Faber, i primi anni dell’artista
Fabrizio De André, un’unicità evidente dai primi anni di vita. Nasce in una famiglia borghese. Infatti, il padre, Giuseppe, era amministratore delegato di Eridania, nonché fondatore della Fiera del mare. Sin dai primi anni, emerge l’animo solitario e riflessivo di Fabrizio, che predilige una vita tranquilla per dedicarsi alle sue grandi passioni: la musica e la scrittura.
Un autore pieno di contraddizioni, con un’anima inquieta che si esprime diventando pura arte. Anarchico convinto, anticonvenzionale per eccellenza, ha sempre affermato di scorgere in Gesù Cristo la una figura rivoluzionaria.
Una metafora perfetta della crudeltà del mondo: colui ha regalato amore e parole sante, ha ricevuto chiodi, spine e sputi. La musica sembrerebbe scorrere nel sangue dei De Andrè: il figlio, Cristiano, è a sua volta musicista e continuare del padre.
Fabrizio De Andrè si forma in un ambiente musicale fatto di club elitari, nei quali la canzone esistenzialista francese incontra la critica sociale, questa impostazione fa di De Andrè un artista ricercato, che emerge grazie alla musicalità dei suoi pezzi e alla raffinatezza dei testi.
Proprio Mina, rimane estasiata dalla coinvolgente “La canzone di Marinella” (1964) e la incide su microsolco.
Fabrizio De Andrè, una vita intricata, all’insegna dell’arte e della poesia
La vita di Fabrizio De André viene segnata da due eventi. In primis, l’incontro nel 1972 con Dori Ghezzi, la sua compagna di vita, sposata nell’89 e il sequestro del 27 agosto del 1979 da parte della cosiddetta “anonima sequestri sarda”; conclusosi con la liberazione del 22 dicembre successivo dopo il pagamento di un cospicuo riscatto, di circa mezzo miliardo di lire, versato dal padre Giuseppe.
In un concerto a Roccella ionica, nell’agosto del 1998, Fabrizio avverte intensi dolori al torace ed alla schiena ed è costretto a interrompere l’esibizione. Pochi giorni dopo gli viene diagnosticato un tumore polmonare. Muore all’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano l’11 gennaio 1999. Il tramonto di un artista rivoluzionario, un simbolo della musica italiana che ha lasciato un’impronta indelebile; non solo nel panorama musicale, ma anche nel cuore degli appassionati.