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Fabio Colasante, l’eclettismo di un artista

Fabio Colasante, il cui procuratore risulta essere il grande autore musicale Philippe Leon, è un compositore elettronico, nonché autore di imponenti opere visive.

Egli, nato a Nocera Inferiore il 27 febbraio del 1975, ha studiato scultura presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli, sotto la guida del Maestro Augusto Perez, prediligendo la pittura come mezzo espressivo. Le sue opere sono intrise di un forte simbolismo, senza farsi mancare quel giusto pizzico di surrealismo, da essere aperte ad interpretazioni personali molto particolari.

I quadri, generosi nelle dimensioni, permettono a Fabio Colasante di attuare la tecnica da egli stesso sviluppata, consistente nella stesura di polvere di carbone a secco direttamente sulla tela, delineando così l’impianto visivo, le luci e le ombre.

Tematica fondamentale della sua pittura è la mitologia greca, impressionata con forte simmetria, che, attraverso figure come pinne di balena, grandi ali, corpi nervosi e becchi di pellicani che diventano linee di orizzonte, portano lo spettatore ad un senso di indefinitezza, tanto da costringerlo ad analizzare con lo sguardo le figure viste.

Un particolare interesse nella figura umana e nel ritratto, lo si denota grazie ai suoi ultimi lavori, che si sviluppano su tutta la superficie della tela, provando il soggetto dei suoi contorni e allontanandolo da qualsiasi sfondo o prospettiva, ricreando l’effetto di un’immersione in una sostanza liquida.

Uno su tutti è il ritratto della famosissima artista Mia Martini, al quale Fabio Colasante sta lavorando ultimamente.

L’intervista

Di seguito l’intervista all’artista Fabio Colasante

-Chi è Fabio Colasante?

«Nato nel febbraio del settantacinque a Nocera Inferiore, ho studiato arte a Eboli e poi all’Accademia di belle arti di Napoli con il Maestro di scultura Augusto Perez.

Nel 2010 mi sono trasferito a Paestum dove adesso ho il mio atelier e saltuariamente sono a Milano sia per curare alcuni aspetti del mio lavoro.»

-Da dove nasce la sua carriera artistica? 

«Nasce con me. Da sempre ho sentito l’esigenza di comunicare attraverso le immagini. Il disegno, la pittura, la scultura sono per me come una seconda lingua. Il tempo e l’esperienza mi ha poi consentito di affinarne le tecniche.»

-Passiamo adesso al suo ritratto della famosa artista italiana Mia Martini. Da dove nasce l’idea e perché?

«In realtà si trattava di un lavoro su commissione che poi si è rivelata un’opportunità. Non mi reputo propriamente un ritrattista ma ritrarre Mimì è stata un’esperienza emotivamente forte dato dal fatto che questa importante artista che tanto ha dato alla musica italiana, tanto da lasciare un segno indelebile ha avuto una vita molto travagliata.»

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-Cosa ha significato per lei?

«Trasmettere il senso profondo ed esistenziale dell’anima di Mia Martini è stata una palestra non solo tecnica ma anche emozionale dal punto di vista dell’empatia. Comprendere Mia fino allo sfinimento mi è servito a rendere,artisticamente parlando, quanto più fedelmente possibile non solo i sui tratti fisionomici ma anche le caratteristiche umane. Mi sono trovato spesso a dormire in atelier per non interrompere quella sorta di ”dialogo” con lei. Spesso ascoltavo le sue canzoni mentre mi dedicavo al suo ritratto e nelle pause cercavo di cogliere sfumature caratteriali guardando alcuni filmati (interviste e comparse tv). Credo che oggi più che mai il messaggio è chiaro: la discriminazione, di qualsivoglia tipo può arrivare ad uccidere.»

-Ci parli del suo stile compositivo del tutto innovativo.

«Forse parlare di innovazione in senso stretto è un po’ azzardato. In realtà la mia tecnica prende spunto dal passato per poi divenire contemporanea nei contenuti e nel suo utilizzo. Di solito utilizzo tele di grandi dimensioni che poi sporco in maniera casuale con della polvere di carbone. Poi con pennelli a secco modello sulla tela questa massa nera ed amorfa finì al raggiungimento del soggetto voluto, togliendo per dare luce e aggiungendo per dare ombra. Successivamente mi servo della tecnica del gouache per dare colore, quel tanto che basta per creare un’atmosfera. Inoltre la mia attenzione è solo ed esclusivamente per il soggetto che campeggia nella maggior parte dei casi su tutta la superficie pittorica. Quindi nei miei quadri c’è totale assenza di linee prospettiche o contestualizzazioni spazio temporali. Esiste il soggetto e basta, decontestualizzato e immerso in una sorta di fluido.»

-Lei è un personaggio eclettico, sappiamo che si dedica anche alla musica. Cosa rappresenta quest’ultima per lei?

«Se pensiamo alla nostra vita come se fosse un film questa necessita di una colonna sonora. Ecco cosa rappresenta per me la musica. Ed anche nel panorama musicale indipendente mi sono permesso di “metterci il becco” realizzando un paio di E.P. con un progetto di musica elettronica o per meglio dire indietronica denominato “Microlux”. Due progetti che hanno un comune denominatore: un gusto mitteleuropeo stilisticamente parlando.»

La redazione del XXI Secolo sentitamente ringrazia, cogliendo l’occasione per augurare una carriera costellata di successi al grande artista Fabio Colasante.

 

Emanuele Marino
Emanuele Marino
Giornalista pubblicista, nonché studente universitario iscritto alla facoltà di Lettere Moderne presso l'Università degli studi di Napoli Federico II