Breve intervista a Fabio Abbreccia, che ha accettato di parlarci del suo lavoro.
L’arte è la sua vita, è il suo modo di vedere la realtà circostante,” è come aprire una finestra e lasciarsi ispirare da ciò che si prova”.
Fabio Abbreccia è un giovane artista contemporaneo originario di Pozzuoli, provincia di Napoli. Ha studiato presso l’istituto d’arte U. Boccioni, si è specializzato in fumettistica ed illustrazioni. Realizza illustrazioni pubblicitarie, lavora come fumettista, crea storyboard per opere filmate d’animazione e dipinge per un’importante galleria, Liquid art system con sede a Capri, Positano, Instambul e Londra. Parliamo del suo lavoro, del suo pensiero…
Fabio quando hai iniziato a dipingere?
“Ho iniziato all’età di 24 anni però studiavo già disegno all’età di 17. Sono sempre stato affascinato dalle forme e dai colori, quell’aspetto infinitesimale della realtà che ci circonda ma che è fatta di tanti frammenti”.
Quante ore dedichi alla realizzazione di un quadro ? Utilizzi programmi per aiutarti nel disegno?
“Il mio lavoro comincia con il mischiare foto e colori su Ipad che uso come reference per il dipinto, che invece è motrice totalmente manuale. Le ore di lavoro sono decise in base alla difficoltà, ci sono momenti in cui è più faticoso e altri dove tutto va al suo posto senza sforzo, quindi possono essere 2 ore oppure 20 ore. Quando devo dipingere mi isolo nel mio angolo tranquillo dello studio e lì sono assorto totalmente fino al termine del lavoro”
C’è stato un soggetto particolarmente difficile su cui hai lavorato?
“In realtà io trovo tutto difficile! Il soggetto persistente è il corpo, il corpo delle cose, delle persone, in definitiva della materia; devi guardare tanto, penetrare nell’immagine, muoverti nel modo giusto. Dipingere è per me un ‘urgenza ma anche uno sforzo molto spesso frustrante e lo faccio indipendentemente dal mio stato d’animo”.
Allora c’è un passaggio del tuo lavoro particolarmente complesso?
“Per me è sicuramente la gestione del colore! I colori hanno funzionamenti psicologici e culturali molto complessi, bisogna conoscere la teoria del colore ma anche avere cognizione della vita chimica dei colori, motivo per cui oltre ai normali tubetti c’è una ricerca continua dei materiali, dei pigmenti, così come dei leganti, in modo da ottenere effetti sempre più elaborati”.
Ti ispiri a qualcuno ?
“Adoro Bacon, Freud e Balthus, ma mi lascio ispirare anche da molti scrittori, musicisti, attori come Lorenzo Mattotti, Yngwie Malmsteen, Andrea Pazienza e tanti altri. L’ispirazione può venire fuori da qualsiasi cosa”.
Fabio c’è molta competizione nel tuo mondo? cosa serve per emergere rispetto agli altri?
“Di artisti ce ne sono tanti e molto bravi, la competizione è tanta ma non basta l’abilità. Per emergere di più serve ricerca, intuizione, è fondamentale avere uno sguardo, una voce che ti distingua”.
La tua arte ti ha portato anche a provare nuove esperienze…
“Finora oltre alla pittura, che è la mia vita, mi è capitato di lavorare a cosa interessanti come scenografie teatrali, come lo spettacolo” Variazioni Enigmatiche”, o sequenze per film di animazione, come nel caso de ” L’arte della felicità” di Alessandro Rak, a cui ho partecipato disegnando una scena. Oggi sono anche insegnante”.
Fabio in quale scuola insegni?
“Da otto anni insegno presso la Scuola Internazionale Comics. L’insegnamento è un’attività complicata, bisogna essere molto precisi, saper scomporre gli argomenti e renderli interessanti, magari non ci riesco sempre, ma la mia priorità è sicuramente cercare di far amare la materia ai ragazzi. Sono convinto però che prima dello studio scolastico di un’immagine bisognerebbe avvicinarsi ad un’opera in maniera innocente: è fondamentale sviluppare un occhio, osservare, ascoltare le proprie sensazioni; solo così un’opera d’arte può avere un senso. Quel momento in cui si guarda e si apre una finestra, qualsiasi studio istituzionale non lascia spazio a tutto ciò”.
Fabio Abbreccia vi saluta e ci ringrazia di questa chiacchierata.