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Eutanasia: Fico chiede che venga aggiornata la legge

“Eutanasia” è un termine derivante dal greco  significa propriamente “morte dolce”. Tale definizione è stata coniata per identificare i pazienti che, versando in una condizione di menomazione fisica, psichica oppure associata ad una patologia degenerativa e/o invalidante in modo permanente e tale da logorare l’individuo nella sua completezza, decidono di porre volontariamente fine alla propria vita per non soffrire oltre della patologia che li affligge.

Questa pratica è largamente diffusa, specialmente nel nord Europa e negli USA ed in Cina. A consentire questo tipo di trattamento nel continente dell’Unione sono infatti stati quali il Belgio, l’Olanda e la Svizzera, di seguito si accodano Paesi come la Germania e la Svezia che tollerano esclusivamente il suicidio assistito ed infine Finlandia, Norvegia, Francia ed Ungheria che concepiscono legalmente la sola eutanasia passiva.

Tenendo conto di quanto sopra detto è necessario fare alcune distinzioni. Anzitutto si distingue un’eutanasia attiva ed una passiva con la prima che prevede l’acceleramento della morte coadiuvata dalla somministrazione di sostanze farmacologiche  e la seconda, maggiormente tollerata nel panorama mondiale e in voga, che si limita alla cessazione delle cure che garantiscono il sostegno vitale al paziente la cui condizione clinica risulta irreversibile.

In secondo luogo è doveroso distinguere inoltre l’eutanasia dal suicidio assistito. Mentre la prima pratica in ogni sua forma rende il soggetto “passivo” , nella seconda forma, di quella che al di là della semantica può essere denominata anch’essa “morte dolce”, il paziente riveste un ruolo centrale in quanto sarà egli stesso a togliersi la vita utilizzando i mezzi che forniranno le autorità mediche ed amministrative.

La legge italiana in materia di eutanasia è particolarmente rigida e non certo al passo con i tempi o comunque non aggiornata rispetto agli atteggiamenti assunti da molti importanti stati UE.

Nella fattispecie in Italia l’eutanasia è considerata alla stregua dell’omicidio volontario in riferimento all’art. 575 del Codice Penale (C.P.) e quando trattasi al limite di “omicidio del consenziente” art. 579 C.P. i sanitari e chicchessia fosse a conoscenza della pratica, abbia incentivato o addirittura ne abbia preso parte attiva è punito con la reclusione che va dai 6 ai 15 anni. Discorso simile per quanto concerne il suicidio assistito (art. 580 C.P.) che dalla legislazione è considerato come “istigazione al suicidio” ed è punto con la detenzione dai 5 ai 12 anni.

Su questo scottante argomento è recentissima la notizia di un intervento televisivo del Presidente della Camera, Roberto Fico, il quale si è espresso favorevolmente alla pratica dell’eutanasia e pertanto ha pubblicamente sollecitato gli organi esecutivi del Parlamento a legiferare per modificare i DAT, le Disposizioni Anticipate di Trattamento che al pari delle Linee Guida cliniche in regime di procedura sanitaria sono prese come primo esempio per agire in modo legale circa un certo tipo di intervento.

Fico ha ritenuto esortare la Consulta a deliberare circa la realizzazione di disegni di legge che vadano a modificare quello in vigore. “In coerenza con il mio ruolo istituzionale penso che la sollecitazione da parte della Corte Costituzionale ad aggiornare la normativa con disposizioni sul fine vita non possa essere in alcun modo lasciata incompiuta”, ha affermato il Presidente della Camera che proprio nella giornata odierna ha incontrato Beppino Englaro, padre di Eluana Englaro che, insieme a Luca Coscioni e Dj Fabo, rappresenta senza dubbio il caso che più ha tenuto banco mediaticamente in Italia circa l’eutanasia.

La risposta del mondo politico non si è fatta attendere e se n’è fatto portavoce Gaetano Quagliariello di Forza Italia ed ex Ministro per le riforme costituzionali del fu Governo Letta: “L’attenzione e la sensibilità verso il fine vita, sollecitate dal presidente Fico, non sono in discussione. Ed è altrettanto fuori di dubbio che l’ordinanza della Corte Costituzionale sul caso del dj Fabo ponga degli interrogativi al Parlamento. Il punto è che la risposta a questi interrogativi non può e non deve essere a senso unico”, ha precisato Quagliariello che ha inoltre affermato che “in Senato sono stati presentati già tre Ddl per rimuovere dalla legge sulle DAT le più gravi aperture eutanasiche stabilendo che idratazione e alimentazione non sono terapie, che il rappresentante legale in assenza di DAT non può rifiutare o interrompere le cure senza passare dal giudice e che la validità delle DAT richiede consenso informato e firma del medico e quest’ultimo può non applicarle in caso di inappropriatezza clinica. Di fronte al bivio, la strada per il Parlamento non è obbligata. Se si vuole fermare l’eutanasia in Italia” -conclude – “noi siamo pronti e i nostri disegni di legge a disposizione degli uomini di buona volontà”.