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Eutanasia, dopo il no al referendum crescono le richieste per il “fine vita” all’estero

Dopo che lo scorso 16 febbraio, la Corte Costituzionale ha dichiarato inaccettabile il Referendum per l’eutanasia legale, il percorso per il fine vita si è fatto più tortuoso, ma non si è concluso.

Il no della Consulta deriva dal fatto che, come si è detto: “Non si sarebbe preservata la tutela minima costituzionalmente necessaria della vita umana; nello specifico, si fa riferimento alle persone deboli e vulnerabili”.

Tale decisione incide sulla situazione di tante persone che vivono in uno stato di disagio e dolore quotidiano. A queste persone non viene data la possibilità, da parte della legge italiana, di prendere parte ad un percorso assistito di fine della vita privo di sofferenze.

Si fa sentire l’Associazione Luca Coscioni, che ha dichiarato: “Non sarà lasciato nulla di intentato, dalle disobbedienze civili ai ricorsi giudiziari”.

Gli ultimi sviluppi sul tema dell’eutanasia in Italia

Il 10 marzo, la Camera ha autorizzato il testo sulle “Disposizioni in materia di morte volontaria medicalmente assistita”; dopo che la Consulta aveva comunque spinto il Parlamento a legiferare in materia di fine vita.

Uno sviluppo verificatosi dopo l’assoluzione di Marco Cappato nel processo in cui era accusato di “omicidio del consenziente” per il caso di Fabiano Antoniani. Quest’ultimo, conosciuto col nome di Dj Fabo, è rimasto cieco e tetraplegico a causa di un incidente stradale ed è deceduto in una clinica svizzera il 27 febbraio 2017.

Il complesso passaggio in Senato

Nonostante i passi indietro della proposta di legge rispetto anche alla “sentenza Cappato” della Corte costituzionale, e l’estromissione degli emendamenti per una piena legalizzazione dell’eutanasia, l’approvazione del testo costituisce uno sviluppo positivo.

Adesso il testo deve passare in Senato. Sulla questione prendono la parola Filomena Gallo e Marco Cappato: “Non ci facciamo illusioni. Siamo ben consapevoli della difficoltà che rappresenta questo passaggio, nonché degli effetti discriminatori del testo nella versione attuale. L’elaborato esclude dalla possibilità di accedere all’aiuto a morire i pazienti non tenuti in vita da trattamenti di sostegno vitale. Come ad esempio sono solitamente i malati terminali di cancro e di alcune malattie neurodegenerative”.

I due proseguono: “È per questo indispensabile che la legge sia immediatamente calendarizzata al Senato e per questo ci mobiliteremo nelle piazze italiane dall’8 al 10 aprile”.