La strada per i vaccini prosegue e le potenze mondiali manifestano in questi giorni le proprie posizioni in merito a quella che sarà la futura gestione dell’emergenza al riguardo. Australia e America Latina chiedono solidarietà. Vaccino bene pubblico?
Nell’ambito dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, America Latina e Australia chiedono alle potenze mondiali solidarietà per riuscire a sopravvivere alla pandemia. In particolare l’attenzione ricade sulla possibilità di avere accesso in maniera libera ai vaccini
“Di fronte alla pandemia, come la povertà, nessuno ce la farà da solo” – Queste le parole del presidente dell’Argentina Alberto Ángel Fernández in un suo intervento in assemblea. Effettivamente paesi come la Colombia, il Perù, l’Argentina, il Messico e il Brasile, sono nella lista dei paesi che hanno registrato il maggior numero di contagi da Covid-19. Un dato importante per l’America Latina è quello dei 9 milioni di malati e più di 330 mila morti in sei mesi.
La preoccupazione principale riguarda la dichiarazione dei vaccini come beni pubblici globali una volta che saranno ultimate le ricerche, in modo tale che sia possibile avere libero accesso agli stessi. Anche il primo ministro australiano – Scott Morrison – si associa all’appello, sottolineando quanto questo sia un momento delicato per la storia di tutto il mondo e quanto ogni azione oggi possa avere un grande impatto in futuro, non solo in quello prossimo da un punto di vista sanitario e nelle conseguenze dell’emergenza quindi più imminenti (che non è poco!) ma anche in riferimento ai futuri equilibri e alla formazione delle nuove identità internazionali.
Inoltre, facendo riferimento al rapporto Cina-Stati Uniti, anche il Cile si è espresso, e in particolare richiedendo – sempre nell’ambito dell’assemblea – una tregua rispetto a questo “scontrarsi costantemente” per “guidare la lotta contro questa pandemia e la recessione globale”.
Tali posizioni più volte ribadite dai rappresentanti degli Stati che potrebbero essere danneggiati da una mala – o in mala fede – gestione e distribuzione dei vaccini, vengono in conseguenza a posizioni non chiare da parte degli Stati Uniti che “resistono ad una collaborazione globale”.
Quali sono le posizioni italiane sul vaccino come bene pubblico
Conte si esprime rispetto alla posizione dell’Italia con riguardo alla collaborazione internazionale per la causa Covid. Non tradendo i principi che appartengono a quella che è da sempre stata una “buona politica estera” viene ribadito: “L’Italia li considera – i vaccini – beni pubblici globali, con l’obbiettivo di non lasciare nessuno indietro. Ci siamo adoperati (…) per una risposta multilaterale, sul piano sia sanitario che economico articolata in misure eccezionali (…)
La salute è un bene comune, inalienabile, e come tale deve essere garantito ad ogni donna, ad ogni uomo del pianeta. Oggi sono orgoglioso non solo che l’Italia con i suoi scienziati, i suoi ricercatori e le sue aziende, sia protagonista in alcuni dei progetti più avanzati per la ricerca del vaccino. Mi rende orgoglioso in particolare poter dire anche che il nostro contributo, la nostra ricerca, saranno di patrimonio collettivo. Il vaccino verrà messo a disposizione di tutti i popoli. Non possiamo permetterci di guardare al futuro del pianeta dei nostri figli con egoismo, ignorando il fatto che la tutela della salute rischia in diverse, troppe parti del mondo, di essere un lusso (…)
Siamo ben consci della responsabilità che, con la presidenza del G20, ricadrà sul nostro paese nel guidare gli sforzi globali, soprattutto non ignoriamo la particolare fase storica che vive la comunità mondiale (..) Crediamo fermamente che il prossimo G20 in Italia possa assumere la valenza di un momento di rinascita collettiva”.
Il premier parla di immaginare insieme un “nuovo umanesimo” che rimetta al centro il valore dell’uomo.