Cos’è l’ergastolo ostativo sul quale si è soffermato così tanto il nuovo esecutivo?
Con tale definizione si fa riferimento ad una tipologia di trattamento carcerario che non prevede alcuni “benefici” per chi sta scontando una pena. In particolar modo si esclude l’applicabilità di: liberazione condizionale, lavoro all’esterno, permessi premio, semilibertà, gli autori di reati particolarmente riprovevoli come i delitti di criminalità organizzata, terrorismo, eversione, quando il soggetto condannato non collabori con la giustizia oppure questa collaborazione sia impossibile o irrilevante.
Sull’ergastolo ostativo il mondo della giustizia si divide tra chi lo considera una formula anticostituzionale e chi invece afferma che in questo il giudice non riesca a valutare la progressione di alcuni comportamenti nel soggetto imputato.
L’ergastolo ostativo è una pena che è stata introdotta nei primi anni Novanta, a seguito alle stragi in cui persero la vita i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
Proprio per le forti limitazioni imposte dall’ergastolo ostativo, è conosciuto anche con l’appellativo di “fine pena mai”.
La continuità della pena scatta solo se il condannato collabora con la giustizia, qualora si verificasse un evidente ravvedimento del detenuto, inserendosi in un apposito circuito socio-rieducativo.
Nonostante l’ergastolo ostativo sia stato dichiarato incostituzionale, il provvedimento riguardante la relativa approvazione, è stato approvato dal nuovo Governo Meloni.
La Corte Costituzionale ha fissato per il prossimo 8 novembre una nuova udienza sul tema.
L’ultimo giudizio spetterà ora alla Consulta, che farà le sue valutazioni sul nuovo decreto legge nell’udienza dell’8 novembre.