Le premiazioni a Cannes, i 4 Golden Globe vinti e le 13 nomination per gli Oscar 2025: ecco il successo che sta riscuotendo Emilia Pérez, un film innovativo e audace, ma che per molti presenta delle criticità. Purtroppo questa diversità nell’apprezzamento del film lo si riscontra anche su Rotten Tomatoes dove l’indice di gradimento della critica è al 74%, mentre per quanto riguarda quello del pubblico è del 20%. Invece su Metacritic il giudizio della critica (71 su 100) si avvicina di più a quello del pubblico (6,8 su 10).
Lo sdegno dietro Emilia Pérez
Emilia Pérez, film diretto da Jacques Audiard, è uscito in Italia il 9 gennaio 2025; invece in Messico, paese in cui sono ambientate le vicende narrate, il film è uscito solo il 26 gennaio. Tuttavia, nel frattempo molte clip del film sono circolate sui social destando molto disdegno.
Il film racconta la storia di Manitas Del Monte, un narcotrafficante trans messicano che vuole realizzare il suo desiderio di sentirsi bene con il proprio corpo sottoponendosi all’intervento di riassegnazione del sesso. Il film segue poi il percorso di Emilia, il nome che Manitas sceglierà, dopo la transizione, nella nuova vita che si sta costruendo per redimersi. Tuttavia molte perplessità sono giunte anche dalla comunità LGBTQ+ che hanno trovato che la rappresentazione delle persone trans fosse fin troppo ancorata a una percezione retrograda del processo di transizione e che ricalcasse fin troppi stereotipi.
Ambientato in Messico, girato in Francia
Molto lo sdegno sollevato da critici e cinefili messicani che hanno trovato il film offensivo e per nulla rispettoso della lingua e della cultura messicana. Jacques Audiard, il regista, è francese e per molti non si è informato adeguatamente prima di girare Emilia Pérez. Una delle critiche principali che sono state mosse al regista è che il film sia stato girato in Francia, nonostante sia ambientato in Messico.
Audiard ha provato a spiegare le sue ragioni dichiarando di aver visitato il Messico “tre o quattro volte” insieme al suo team: “Sono venuto per ambientare le location. All’epoca avevo tutta l’intenzione di girare il film qui. Tutto, tutto, in location naturali. Ma alla fine non ci sono riuscito. In Francia c’erano più agevolazioni finanziarie. Ma il direttore artistico è venuto qui in Messico per fare delle ricerche. Ha trovato molti elementi. Siamo anche venuti qui in Messico, abbiamo fatto le prove, ecc”. Inoltre ha anche precisato che la scelta di luoghi chiusi per girare la maggior parte delle scene è stata una scelta estetica e di controllo, per ottenere una maggiore efficacia visiva.
Una sola messicana nel cast
Altre polemiche riguardano il cast che non prevede attori messicani, fatta eccezione per Adriana Paz, interprete di un personaggio secondario, Epifanía Flores. La protagonista è invece interpretata da Karla Sofía Gascón che è spagnola, mentre Zoe Saldana e Selena Gomez sono statunitensi con origini latinoamericane. A ciò si lega un’altra perplessità legata alla lingua: quasi nessuno nel cast ha l’accento messicano e il caso peggiore è proprio quello di Selena Gomez la quale ha imparato lo spagnolo solo pochi mesi prima di girare il film; motivo per cui il suo spagnolo risulta più artificioso.
Tuttavia a livello di sceneggiatura il tutto è stato giustificato sottolineando che il suo personaggio è statunitense. Lo stesso tentativo è stato fatto per il personaggio di Zoe Saldana che nel film non risulta messicano. Quali sono i motivi di queste scelte di casting? A chiarirlo è Carla Hool, la direttrice dei casting, messicana lei stessa, impegnata da anni nel tentativo di dare più spazio ad attrici e attori latini nei film di Hollywood. La direttrice ai casting ha detto di non essere riuscita a trovare le attrici giuste in Messico. Per questo motivo ha dovuto fare provini in altri paesi dell’America Latina, negli Stati Uniti e in Spagna.
Emilia Pérez: un’offesa alla tragedia dei desaparecidos?
Una delle tematiche affrontate dal film è quella dei desaparecidos e a molti messicani non è piaciuto il modo in cui il tema è stato trattato. Infatti Emilia Pérez è stato etichettato come un film “imperdonabile”( definito così da Luis Pablo Beauregard sul El País) e molto irrispettoso di quella che una tragedia che colpisce l’America Latina. Héctor Guillén, sceneggiatore messicano, in un post pubblicato su X ha taggato l’Academy scrivendo che “il Messico odia Emilia Pérez”, che è una presa in giro euro-centrica, che “su 500mila e oltre persone ammazzate la Francia ha deciso di farci un musical”.
Il regista si è scusato più volte dichiarando: “Si tratta di un’opera, non di una rappresentazione fedele. Se alcune parti di Emilia Pérez risultano scioccanti, me ne dispiace sinceramente. Il cinema non fornisce risposte, ma pone domande. Tuttavia forse in questo caso le domande sono sbagliate”, giustificandosi quindi anche riguardo il non realismo di molte scene del film.
Issa Lopez e Guillermo del Toro
Non tutti i messicani hanno odiato Emilia Perez: molti registi e cinefili hanno espresso il proprio apprezzamento. Ad esempio, il regista Guillermo del Toro ha definito Audiard “uno dei più grandi autori viventi”. Inoltre, la regista messicana Issa Lopez ha lodato il lavoro di Audiard, dicendo che ha affrontato il tema dell’opera “[meglio] di qualsiasi messicano”.
La donna trans: tra inclusività e perplessità
Molte perplessità riguardano la rappresentazione delle persone trans all’interno del film. Se da un lato Emilia Peréz viene elogiato per aver portato una donna trans tra le nomination delle migliori attrici, da diversi punti di vista non è stato apprezzato. L’organizzazione LGBTQ+ americana, Glaad, ha definito quella del film una rappresentazione retrograda, ancora legata alla visione presente nel Silenzio degli innocenti, insomma legata alla propensione per l’assassinio.
Altro elemento che hanno fatto storcere il naso sarebbe l’eccessiva presenza di tropi legati alla rappresentazione trans: l’assassinio di donne trans, la transizione trattata come una morte, la donna trans che abbandona la moglie e i figli per la transizione… Da parte della comunità LGBTQ+ è stato espresso un desiderio di rinnovamento del modo di rappresentare le persone trans che non sia legato solo a un finale tragico.