Nella notte tra il 15 e il 16 agosto 1977, Ginger Alden gioca una partita a racquetball con il compagno 42enne, Elvis Presley. Al termine della gara, la rockstar si reca in bagno chiedendo ai collaboratori domestici di fornirgli un buon libro a cui accompagnarsi, mentre la Ginger si sdraia a letto e si addormenta.
Si risveglierà nel primo pomeriggio del giorno seguente e, non scorgendo Elvis al proprio fianco, andrà a cercarlo nel bagno di una delle camere da letto della lussuosa residenza di Graceland in cui abitavano, facendo una terribile sconvolgente scoperta: Elvis è morto. Erano le 14:30.
Terrorizzata ed in preda al panico, Ginger chiede soccorso a due membri della security, Joe Esposito e Al Strada, che tentarono inutilmente di rianimare Elvis. Prima dell’arrivo dell’ambulanza, accorsero sul luogo della tragedia sia Vernon Presley (padre di Presley), che George Nichopoulos, il suo medico personale. Il cadavere viene portato al Baptist Memorial Hospital, luogo in cui continuerà la rianimazione fino alle 15:30, momento in cui ne sarà ufficialmente dichiarato il decesso.
La causa della morte dovrebbe essere stato un attacco cardiaco, ma sono molteplici le ipotesi rivangate nel corso dei decenni. Dall’autopsia emersero tracce di circa 14 medicinali differenti dei quali Elvis faceva ampio utilizzo, tutti prescritti legalmente dal suo medico.
Pare che in quegli anni Elvis abusasse di psicofarmaci, anfetamine, barbiturici e stimolanti di ogni tipo. Ma il suo precoce decesso potrebbe essere collegato anche al suo eccessivo peso: quando morì, infatti, pesava oltre 150 chili. Complice un regime alimentare sregolato, contraddistinto da ogni tipologia di cibo-spazzatura che avesse a disposizione.
Tuttavia, George Nichopoulos, il medico personale della star – riguardo al quale le polemiche ed i sospetti si sprecano – dichiarò convintamente che la causa della morte fosse la conseguenza della costipazione cronica, malattia che procura la presenza di un colon di dimensioni sproporzionate ed una importante obesità. L’artista sarebbe stato affetto dalla “malattia di Hirschsprung“.
Mezz’ora dopo esser divenuta di dominio pubblico la terrificante notizia, iniziò immediatamente a radunarsi un’enorme folla a davanti ai cancelli di Graceland ed in ospedale. Vernon Presley volle quindi comunicare ai media – e rassicurare la moltitudine di ammiratori – che le porte della residenza del figlio sarebbero rimaste aperte affiché tutti potessero dare un ultimo saluto ad Elvis: i visitatori furono oltre 90 mila.
Già il giorno dopo la morte di Elvis Presley, si inizierà a vociferare che una qual certa persona – guarda caso molto simile nei lineamenti ad Elvis – fosse stata vista all’aeroporto di Memphis comprare un biglietto per Buenos Aires, sotto le false spoglie di un certo John Borrows, l’identità (presunta) utilizzata dal cantante per non essere riconosciuto e sparire dalle scene.
Benché il dottor Francisco, che aveva espiantato personalmente cuore e cervello del cantante (tutt’ora conservati al Memphis Memorial Hospital) dichiarò la completa non plausibilità della cronaca, questa sarà soltanto la prima delle migliaia di avvistamenti susseguitisi negli anni: è nata la leggenda, tuttora alimentata dalle rivelazioni che periodicamente vengono “alla luce”.