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Elisa Fuksas: arte e ostacoli della vita quotidiana

Tra i film che saranno presenti al festival della Biennale di Venezia, nella sezione non competitiva quest’anno sarà presente il racconto di Elisa Fuksas, tutto quello che ha filmato nella sua vita quotidiana in quarantena, e soprattutto nel momento in cui scopre di avere un nodulo maligno alla tiroide. Un lavoro che prova a descrivere una serie di situazioni combinate tra di loro, che creano nell’autrice un vero e proprio bisogno di comunicare.

Il nuovo film di Elisa Fuksas avrebbe dovuto essere un documentario ispirato al viaggio a cavallo di Battisti e Mogol, ma l’autrice – già regista di “Nina” e “The App” – ha cambiato totalmente i suoi piani nel momento in cui scopre in maniera casuale di avere un nodulo maligno alla tiroide. E il suo racconto sarà presentato al festival di Venezia nella sezione non competitiva Notti Veneziane alle Giornate degli Autori.

Queste alcune delle sue parole:

“Per il 17 marzo scorso. E poi, pochi giorni prima, l’intero Paese e quindi il mondo sequestrati da un virus misterioso, di cui allora sapevamo quasi nulla. Operazione rimandata. E mi sono ritrovata da sola in casa in compagnia del mio cane, con il cancro, la pandemia fuori e Dio intorno”.

 “Quando ho iniziato a riprendere quello che succedeva a me e intorno a me, non pensavo di farne un film. A un certo punto, mentre eravamo ancora in lockdown, ho mandato tutto alla montatrice (Natalie Cristiani) che è anche la mia migliore amica e le ho chiesto di vedere se potesse uscirne qualcosa, mi serviva il consiglio di qualcuno che mi conoscesse bene. Lei ha fatto un primo montaggio di 18 minuti e mi hanno talmente traumatizzata che ho deciso di andare avanti”.

Il nome del film è “Isola” proprio perché rappresenta il momento di solitudine vissuto dalla regista, con tutti i suoi sentimenti. Lei stessa racconta di quando questo tipo di esperienza fosse stata diversa dalle altre, anche per la grande attenzione necessaria da parte di tutta la troupe nei suoi confronti.

Ma è interessate osservare come l’autrice abbia sottolineato contemporaneamente il fatto di essere stata al centro dell’attenzione in maniera assoluta – cosa che l’ha portata a temere di aver inserito un “eccesso di egocentrismo” nel progetto –  e poi come al tempo stesso invece abbia riflettuto su come tutto sia avvenuto con grande naturalezza, permettendole sì di parlare di sé stessa, ma attraverso sentimenti così autentici che avrebbero potuto descrivere la quotidianità di chiunque nelle sue condizioni.

Gilda Caccavale
Gilda Caccavale
1996 - Laureata e specializzanda in scienze politiche. Da sempre appassionata di scrittura nella sua potenzialità di condividere e trasferire sottili intuizioni e prospettive, o irripetibili combinazioni dell'essere. Fermare la "visione" significa assistere l'evoluzione, e m'illumina d'immenso!