Immaginiamo di essere ad una festa affollata e chiassosa, nonostante ciò abbiamo la capacità di isolare ed ascoltare l’unica voce che vogliamo sentire davvero. Tale fenomeno, approfondito dal lavoro di alcuni ricercatori del MIT di Boston (Massachusetts Institute Technology), in collaborazione con l’università del Sussex, è un buon esempio del fatto che il nostro ascolto opera in maniera selettiva. Questo è ciò che gli scienziati chiamano “Effetto Cocktail Party”, ovvero la capacità del cervello di azzerare il rumore e selezionare l’informazione saliente. In realtà questo effetto è il risultato di diversi processi, approfondiamoli.
Distinguere il suono
Per sentire una voce in particolare, durante una festa, il nostro cervello deve prima essere capace di distinguere e di discriminare quel suono specifico dal resto dei suoni che udiamo. Nel contempo, dobbiamo essere focalizzati su quel suono anche mentre altra gente parla.
Lo psicologo Frederic Theunissen dell’università di Berkeley asserisce che ci sono aspetti della voce di una persona che sono caratteristici e ognuno di noi focalizza la propria attenzione proprio su queste caratteristiche, per ascoltare una voce in una stanza dove ci sono molti rumori.
Per esempio, l’ascoltatore può concentrarsi sul tono ed il timbro di chi parla, altrimenti sul suo accento.
Anche il modo in cui parla una persona, influenza la percezione di chi ascolta. Ad esempio, identifichiamo in maniera più efficace le parole, se queste compongono una frase sensata, rispetto a una serie di parole prive di significato.
Il ruolo del cervello nell’effetto cocktail party
Siccome non è possibile escludere del tutto certi suoni dalle nostre orecchie e farne passare altri, tutti i suoni di un ambiente sono percepiti dalle orecchie e tradotti in segnali elettrici nel cervello. Questi segnali si muovono in diverse aree cerebrali prima di raggiungere la corteccia uditiva, la parte del cervello che si occupa dell’ elaborazione del suono.
Secondo quanto riportato da uno studio della Columbia University, il nostro cervello elabora tutti i tipi di suono che le nostre orecchie percepiscono (quindi i segnali arrivano tutti alla corteccia uditiva); ma soltanto quelli su cui ci focalizziamo raggiungono anche le aree del cervello che si occupano dell’elaborazione del linguaggio e del controllo dell’attenzione.
Al contrario, i suoni sui quali non ci concentriamo, non raggiungono la nostra consapevolezza.
Con l’avanzare degli anni, la capacità di focalizzarci sui suoni che ci interessano si indebolisce sempre di più. Non si tratta di una perdita di udito, ma di una diminuzione dell’attenzione. Gli anziani, tendono a perdere l’ attenzione selettiva, ciò comporta la diminuzione della capacità di seguire un discorso in una stanza dove ci sono molti suoni.
Nonostante ciò, è possibile allenare il cervello a recuperare tale capacità.
Nella suite BrainHQ ci sono vari esercizi per potenziare le capacità attentive e uditive. Ad esempio, modulazioni sonore e discriminazione uditiva, spingono l’utente a distinguere suoni o sillabe sempre più simili a loro; questo, allo scopo di migliorare la capacità di distinguere suoni diversi e diventare un ascoltatore più abile.