Fino alla metà del ‘700, le idee economiche di prevalenza si riconducevano generalmente al mercantilismo. Era opinione diffusa che fosse onere del governo operare in favore dello sviluppo della popolazione e dell’economia nazionale.
Nel corso della seconda metà del secolo, tuttavia, prese forma, in particolar modo in Francia ed in Inghilterra, una “rinnovata” concezione della vita economica, insieme ad un sistema di rapporti tra uomini e classi sociali regolato da “leggi naturali”, che i governi non potevano consentirsi di violare impunemente.
Queste idee si affermarono in Francia a partire dalla scuola fisiocratica fondata da Francois Quesnay, medico di corte, autore di Fisiocrazia (1767).
L’agricoltura come unica produttrice di ricchezza
Due sono i presupposti fondamentali della dottrina fisiocratica: il primo è la convinzione che soltanto l’agricoltura sia produttrice di nuova ricchezza, mentre le manifatture ed il commercio si limitano a trasformare quello esistente sotto forma di materie prime, ed a trasferire i prodotti. Per Quesnay, la massima produttività dell’agricoltura, è condizionata dalla formazione di aziende grandi e compatte: condotte da fittavoli con immissione di capitele e scorte e con impiego di manodopera salariata.
Il secondo presupposto è il surplus derivante da questa condizione dell’attività agricola, cioè il prodotto netto, che costituisce la rendita fondiaria che i fittavoli devono corrispondere ai proprietari del suolo come compenso delle spese sostenute in origine per rendere coltivabili le terre.
Su tale premessa di basa il Tobleau Économique.
Il Tobleau Économique
Il Tableau économique è un modello economico che descrive il sistema economico e le relazioni di interdipendenza tra i settori dell’economia.
Nel Tableau économique il sistema economico viene suddiviso in tre classi sociali:
- agricoltori,
- artigiani-commercianti;
- proprietari terrieri.
Ogni classe sociale svolge una funzione economica ben precisa:
- la rappresentazione del sistema economico circolare;
- l’origine della ricchezza nell’agricoltura;
- l’equilibrio naturale del sistema economico.
Conseguenze del Tobleau Économique sulla politica dei Governi
In primo luogo, i governi non dovevano danneggiare l’attività agricola con tasse e balzelli mal disposti: per i fisiocratici, l’unica imposta legittima è quella che preleva direttamente dai proprietari una parte del prodotto netto.
Inoltre, i Governi dovevano lasciare totalmente libero il commercio delle derrate, sia per ciò che concerne la politica interna, che per quel che riguardava l’importazione e l’esportazione. Tale direttiva, cozzava con la direttiva diffusa dalle autorità governative che volevano assicurare il pane a basso prezzo per la popolazione, ma era giustificata dalla considerazione che soltanto il libero gioco di mercato consentisse ai prodotti agricoli di raggiungere il loro “giusto” prezzo, cioè remunerativo per gli agricoltori, i quali, di conseguenza, sarebbero stati incentivati a “produrre” di più.
Il vero modo di sconfiggere le carestie, per i fisiocratici, non era quello di impedire le esportazioni o garantire prezzi basi, bensì quello di non intralciare il movimento dei grani.
Adam Smith
Questa tendenza liberista venne rielaborata in una visione molto più ampia dell’economia e dei fatti economici, da Adam Smith (1723-1790), nella sua opera Indagine sopra la natura e le cause della ricchezza delle nazioni (1776).
Insieme alla proporzione dei lavoratori produttivi sul totale della popolazione, per Adam Smith il più importante fattore di progresso economico è la divisione del lavoro: specializzandosi in un’unica operazione, l’operaio impara a eseguirla bene ed in modo rapido. Col risultato di una riduzione delle tempistiche totali dedicate alla manifattura e l’abbassamento del prezzo delle merci, poiché, secondo Smith, la misura fondamentale del valore di un prodotto è la quantità di lavoro in esso contenuto.
Nella determinazione del “prezzo”, quindi, entra a far parte anche il profitto e la rendita corrisposta ai proprietari terrieri.
Le tre classi “naturali” di Smith, dunque, non coincidono con quelle indicate da Quesnay.
Con i fisiocratici, Smith, condivideva soltanto una qual certa fede nell’esistenza di un ordine naturale benefico: ciascun operatore economico, agendo per il proprio tornaconto, agisce inconsapevolmente nella promozione degli interessi comuni della società, come fosse guidato “da una mano invisibile”. Pertanto, per una sana e prospera economia, è giusto che i governi lascino agire liberamente i meccanismi economici della domanda e dell’offerta, esentandosi dall’intralciare i giochi di mercato con dazi, vincoli o privilegi.