Dal punto di vista della parità di genere il nostro Paese è sempre stato un po’ lento. Anche in campo militare è stato l’ultimo tra i paesi Nato a consentire l’ingresso delle donne nell’esercito.
È il 20 ottobre 1999 quando con la legge numero 380/99, l’Italia, ha dato anche alle donne la possibilità di realizzare le proprie aspirazioni entrando nell’Esercito, nell’Aeronautica, nella Marina o nell’Arma dei Carabinieri.
È già, sino ad allora era impossible per una ragazza aspirare a portare un aereo, portare l’alta uniforme, difendere il proprio paese.
Erano sogni da film, di paesi lontani, più avanti di noi.
All’ Italia va dato atto però che sin da subito l’ingresso del sesso femminile nell’esercito, ma più in generale in qualsiasi corpo armato, è stato pensato come equiparato a quello maschile anche in termini di carriera.
Donne nell’esercito: cosa è cambiato dal 1999 ad oggi
Dall’approvazione della legge alle pte ragazze in divisa passò poco tempo.
Il primo concorso fu bandito nel 2000.
L’adesione ai primi concorsi indetti dalle Accademie, superò infatti quella degli altri Paesi europei. Solo per fare qualche esempio: all’Accademia Aeronautica di Pozzuoli per 136 posti arrivarono 12546 domande e di queste il 50,84% erano state presentate da donne. Furono invece più del 57% le candidate che chiesero di entrare all’Accademia Navale di Livorno e 54,91% sul totale dei candidati, le che si presentarono alle selezioni dell’Accademia Militare di Modena.
Per quanto forti però fossero forti le aspirazioni di queste giovani militari, ci si scontrò con la realtà di un ambiente che anche proprio dal punto di vista delle strutture, non era attrezzato per l’arrivo d gentil sesso.
Senza contare tutte le difficoltà annesse alla condizione di madre e al conciliare la carriera con essa.
Senza contare che negli anni si è assistito a fenomeni di stalking e molestie.
All’ultimo censimento risulta che le professioniste che operano all’interno delle Forze armate italiane sono 17mila, pari a circa il 7% dell’intero organico.