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Don Arulappan Jayaraj, il parroco dei migranti

La mia missione tra i bisognosi“, così definisce la sua vocazione Don Arulappan Jayaraj, sacerdote originario dell’India, che da anni pone la sua vita al servizio dei fratelli.

Da Thanjavur è giunto fino ad Agerola, dove gestisce la parrocchia di San Pietro Apostolo.

E proprio qui ha deciso di aprire le porte ad un gruppo di 20 profughi che vivono nella frazione di Pianillo, in un locale attiguo alla chiesa.

Paura e diffidenza trasformate in tolleranza e comprensione.

Questo è ciò che Don Arul è riuscito a fare, mettendo in atto un vero e proprio processo di integrazione.

Tutti uniti, senza distinzioni di razza, colore e religione, andando a costituire una vera e propria comunità.

Come lo scorso Natale, quando ha condiviso con i migranti un momento di spiritualità: cristiani e musulmani insieme, nella sala della Sacrestia, a pregare per la pace nel mondo.

“Sono giunto a questa conclusione dopo aver partecipato a molte missioni, prima in Israele e poi in Sud Africa. Ho vissuto nei villaggi degli ultimi e ho toccato con mano una vita dolorosa, nella quale il dono più bello è la dignità.”, spiega Don Arul.

Arrivato in Italia nel 1983, anche lui ha dovuto fare i conti con la burocrazia: solamente nel 2001 è stato riconosciuto cittadino italiano, con un decreto che porta la firma dell’allora presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. Ha combattuto e sconfitto il pregiudizio di chi, considerandolo un “prete straniero nero”, non lo ha accolto positivamente.

Ha trascorso 21 anni nelle parrocchie della Costiera Amalfitana, tra Maiori, Positano, Tramonti ed Agerola, sempre accanto al prossimo e senza mai arrendersi.

È andato avanti con determinazione, divenendo un esempio per molti in questo paese, che manifesta, purtroppo, ancora atteggiamenti xenofobi.