La plastica, materiale altamente inquinante, viene arrestato nella sua corsa per arrivare al mare, grazie ad una diga costruita alla foce del Tevere, a Fiumicino. La diga è collocata ad una profondità di due metri su un fondale di cinque.
Un’iniziativa a forte impatto ecologico che potrebbe essere replicata anche per altri corsi d’acqua italiani. La realizzazione di dighe finalizzate allo scopo non pare essere neppure onerosa, dal punto di vista delle tempistiche: tre le settimane per installarle. 40.000 invece gli euro stanziati dalla Regione Lazio.
La sperimentazione è stata resa possibile grazie alla collaborazione con il Comune di Fiumicino, con Davide Di Bianco, delegato alla riqualificazione del fiume Tevere, e Cristiana Avenali, responsabile dei contratti di Fiume (strumenti con cui si intende tutelare e gestire correttamente le risorse idriche, salvaguardando dal rischio idraulico e promuovendo lo sviluppo del territorio) unitamente alla Capitaneria di Porto di Roma.
La diga è costituita da delle tubazioni in polietilene le quali radunano tutto ciò che galleggia –sia materiali inquinanti che naturali- in un’area di raccolta. Di questo secondo step se ne occuperà Corepla (Consorzio Nazionale per la raccolta, il riciclo e il recupero degli imballaggi in plastica).
Il progetto ha avuto inizio nell’ottobre 2019, con termine previsto in dicembre, ma promulgato fino al febbraio del corrente anno. L’intento è di renderlo più duraturo così da consentirne una prosecuzione per l’intero anno.
I risultati fanno ben sperare, con 500 Kg di rifiuti raccolti per il riciclo nel solo primo mese di partenza dell’impresa ambientale. La società che si occupa del progetto è Castalia Operations Srl, la quale provvede a trasferire i rifiuti intercettati in un centro di smistamento. Qui essi verranno smaltiti, se non riciclabili, o riutilizzati per divenire parte dell’arredo urbano.
Il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, commenta così l’avvio della sperimentazione:
“Questo è il fiume di Roma, dove è nata la civiltà. Non è quindi una parentesi ma parte di un modello di sviluppo che guardi alla salvaguardia del pianeta”.