Il decreto per l’economia, varato ieri sera dal consiglio dei ministri, porta ad una nuova immissione di liquidità pari a 400 miliardi di euro per salvare l’economia e predisporre la ripresa dell’export.
La norma, predisposta dal governo, prevede l’immissione di 200 miliardi di euro per i prestiti alle imprese senza distinzione di fatturato e 200 miliardi di euro per salvare il settore dell’export.
L’immissione del decreto liquidità va a sommarsi al decreto “Cura Italia” di marzo, in cui furono stanziati 350 miliardi.
La copertura economica di 200 miliardi di prestiti prevede la possibilità di finanziamenti garantiti dallo stato alle imprese, attraverso la piattaforma Sace, fino ad un massimo di 800mila euro.
Definita “potenza di fuoco” da parte del premier Giuseppe Conte, il decreto liquidità prevede la possibilità di usufrutto dei capitali senza distinzione di fatturato, cioè riguardanti piccole e medie imprese.
Le imprese potranno accedervi a patto di non attuare licenziamenti o trasferimento aziendale all’estero, soprattutto del settore produttivo .
A ciò si aggiunge, come ribadito nel decreto, il rinvio delle scadenze fiscali per le aziende danneggiate dalla crisi, soprattutto per le attività colpite a partire da gennaio nel ramo export.
Ciò giustifica anche la forte immissione di liquidità per l’export, ramo d’oro per l’economia italiana, flagellato dall’emergenza covid-19 da gennaio nella direttrice cardine, “la via della seta”.
Inoltre, a maggior tutela delle aziende italiane, il decreto prevede anche il rafforzamento del Golden Power, scudo atto a tutelare le aziende italiane da possibili scalate di imprese estere.
Un intervento senza precedenti, come definito dalle forze della maggioranza, data la forte mobilitazione di risorse pubbliche stanziate, per un totale di 750 miliardi di euro.
La prima iniezione di liquidità sarà posta già nei giorni successivi alle festività pasquali, con l’immissione di 30 miliardi di euro, a sostegno e a garanzia dei punti avallati nel decreto.
La forte immissione di liquidità del governo, si pone anche come risposta alla proposta UE di affidare l’emergenza economica per Italia e Spagna al Mes, con un prestito pari al 2% del pil, a seguito del rifiuto degli Eurobond da parte di Germania e Olanda.