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Dati Istat:Incremento della disoccupazione, oltre 2,5 milioni

Lo indicano i dati Istat nei confronti del mercato sul lavoro relativi al terzo trimestre dell’anno. Il tasso di disoccupazione, in calo per sei trimestri consecutivi, torna ad aumentare portandosi al 9,8% (+1,4 punti rispetto al secondo trimestre 2020).

È sicuramente stato un anno ancora più difficile sotto il punto di vista economico, lo confermano proprio i dati appena elencati. Solo un piccolo respiro avvenuto nei mesi scorsi in procinto dell’estate ma torna più violenta che mai la disoccupazione tra i giovani ed i giovanissimi.

Solo il settore della  produzione migliora: industrie,  fabbriche e artigianato hanno un netto miglioramento. sarà anche per il discorso dell’emergenza Covid, che dato si è costretti a cambiare stile di vita, le industrie alimentari , quelle tessili e quella manifatturiera hanno dovuto velocizzare ed incrementare la produttività, poiché i supermercati sono gli unici sempre aperti e quindi c’è un maggior consumo, per quanto riguarda le altre due,  invece, avendo un seguito ottimo con gli acquisti da casa e dunque  con la vendita online che è molto più rapida e facile da fare, hanno aumentato la loro mole di lavoro. Per cui la situazione della produzione non è delle peggiori, resta un grave problema e pericolo quella della disoccupazione nuova,  cioè dell’integrazione al lavoro in aziende, enti, uffici e  industrie.

Più nel dettaglio, vediamo che nel confronto annuo, flessioni tendenziali caratterizzano tutti i comparti; la riduzione è meno pronunciata per i beni intermedi (-1,0%) e i beni strumentali (-1,2%), mentre risulta più rilevante per i beni di consumo (-4,1%) e l’energia (-2,7%).
I settori di attività economica che registrano i maggiori incrementi, sempre secondo i dati Istat, tendenzialmente sono la fabbricazione di mezzi di trasporto (+5,6%), la fabbricazione di apparecchiature elettriche (+4,0%) e le altre industrie (+3,5%). Le flessioni più ampie si registrano nelle industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori e nella fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (-17,4% per entrambi i settori).

È ufficialmente critica insomma la situazione di disoccupazione in maggior rilievo in Italia.