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Cultura italiana: ambivalenza tra teatro e precarietà

Nonostante il teatro rappresenti una parte importante dell’arte e della cultura italiana, ma soprattutto napoletano, da sempre il mondo del palcoscenico è anche lo specchio di una dinamica precariale non indifferente.

Roberto Andò, attuale direttore del Teatro Stabile di Napoli Mercadante, in occasione della presentazione della stagione teatrale 2020/2021 afferma: “La pandemia ha reso evidente la caratteristica di precariato del teatro che fino ad oggi non si è riuscita a definire. Credo che questo sia il momento in cui il rapporto tra istituzioni e chi fa teatro metta mano a una strategia di welfare e di diritti per chi fa e lavora in teatro”.

Secondo Andò – come poi ha aggiunto – il momento storico della cultura italiana che stiamo vivendo non fa altro che mettere in luce la situazione delicata per chi lavora nei teatri, nonostante la storia culturale italiana sia fortemente legata ad un bagaglio, affine a questo settore, particolarmente importate e famoso in tutto il mondo.

In realtà era già qualche mese fa quando il direttore del teatro si esprimeva riguardo alla necessità di guardare a questa sfumatura d’arte in maniera diversa.

Se ora ci si sta esponendo per richiedere un intervento che vada ad agevolare la vita di chi lavora nel teatro da sempre, qualche mese fa l’attenzione ricadeva su una visione che vedeva il teatro scorporato dal puro “spettacolo” e più vicino ai nuovi modi di intendere l’arte, nella sua contaminazione tecnologica e virtuale.

Ecco quanto veniva affermato qualche mese fa dallo stesso Roberto Andò: “Ci aspetta un nuovo modo nuovo di fare teatro, più francescano, senza pompe e vanità, un teatro nudo, in cui bisognerà fare un buon uso delle tecnologie. Queste dimensioni dovranno viaggiare di pari passo…”

Si tratta di un momento delicato per la cultura italiana e il mondo dello spettacolo così inteso, in cui le costrizioni al distanziamento sociale fanno sì che diventino centrali domande che non sembravano urgenti, riguardo ad esempio a quello che sia il significato del teatro nella sua essenza, che non vive attraverso la presenza fisica dei suoi spettatori ma attraverso il significato che è nella sua essenza.

Gilda Caccavale
Gilda Caccavale
1996 - Laureata e specializzanda in scienze politiche. Da sempre appassionata di scrittura nella sua potenzialità di condividere e trasferire sottili intuizioni e prospettive, o irripetibili combinazioni dell'essere. Fermare la "visione" significa assistere l'evoluzione, e m'illumina d'immenso!