Dal fonico alla sarta, dagli attrezzisti alle altre mille figure impiegate su un set cinematografico, dagli uscieri di un teatro alle guide dei musei, ai commessi delle librerie, agli uffici stampa, alle case editrici, tutte queste figure professionali, impiegate nel settore della cultura, come usciranno dalla delicata situazione che stiamo vivendo?
La situazione della cultura in Italia, al momento, risulta essere particolarmente delicata, soprattutto considerando l’assenza di un vaccino per il Covid-19.
Il settore è molto ben radicato in quella che è l’economia, fragile, italiana, motivo per il quale lo stesso risulta essere molto fiorente, un vero e proprio polmone verde per tutta la penisola, che quindi può contare su un circolo finanziario ben strutturato. O almeno poteva, prima della clausura forzata derivante dal Covid-19.
Il bandolo della matassa non è facilmente riscontrabile, nessuno può essere imputato come causa dell’esplosione dell’epidemia, ma una cosa è certa, se l’industria della cultura italiana dovesse perire, molte delle figure sociali e professionali che ne fanno parte, contribuendo a delineare la grandezza dell’arte e della cultura italiane, rischierebbero di perire insieme ad esso.
Una proposta da seguire potrebbe essere quella della creazione di un Fondo nazionale, finanziato anche dai risparmiatori e dalle istituzioni, che potrebbe aiutare ad arrestare quel già avviato meccanismo di morte culturale della penisola.
Il mondo della cultura sta infatti pagando un prezzo elevato, tante piccole imprese, professionisti, operatori e tante persone che vivono di attività legate alla cultura stanno sparendo.
Confindustria Cultura Italia, rappresentante del mondo culturale della penisola, ha avvertito fin dal primo istante come la rete della cultura nel nostro Paese necessiti di sostegno in questa fase drammatica.
“Abbiamo apprezzato il grande impegno del Governo nell’affrontare l’emergenza Coronavirus e lo sforzo messo in campo con il decreto “Cura Italia” che dà delle prime risposte importanti alla situazione in cui versano le imprese italiane. Sono tuttavia necessarie e improrogabili ulteriori misure specifiche per il settore della cultura, drammaticamente allo stremo. Il quadro è molto preoccupante ed estremamente complesso. Per questo è necessario intervenire con misure specifiche per tutti i settori dell’industria culturale volte a sostenere le intere filiere con strumenti di emergenza che consentano alle imprese di arginare l’attuale crisi fornendo risorse per far fronte alle gravi perdite attuali, ma anche per riavviare il settore quando si riemergerà da questo drammatico periodo”, a chiederlo è Innocenzo Cipolletta, presidente di Confindustria Cultura Italia (CCI), Federazione Italiana dell’Industria Culturale che riunisce le associazioni dell’editoria (AIE), della musica (AFI, FIMI, PMI), del cinema e audiovisivo (ANICA, APA, UNIVIDEO) e servizi per la valorizzazione del patrimonio culturale (AICC), in relazione all’esame parlamentare appena avviato.
Confindustria Cultura Italia le misure richieste
Sul sito ufficiale della Federazione sono riportate anche le richieste specifiche mosse dalla stessa, qui di seguito riportate:
- Un fondo di emergenza esteso anche ai comparti dell’editoria libraria, della produzione discografica e dei servizi museali e mostre temporanee;
- Il prolungamento della durata dei provvedimenti sia per la cassa integrazione, sia per le sospensioni contributive e dei tributi;
- Destinare parte del 10% dei compensi incassati dalla SIAE per “copia privata” anche ai produttori;
- Misure specifiche a sostegno della domanda di prodotti culturali per scongiurare il rischio che i cambiamenti di comportamento di consumo contingenti diventino strutturali al termine dell’emergenza. Al momento risulta fondamentale inserire nuovamente i beni di consumo culturali in formato fisico nella lista dei beni di prima necessità e quindi reperibili almeno attraverso le spedizioni via corriere.