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Cronofobia: l’ansia del tempo che passa

Ahimè fugaci, o Postumo, Postumo, scorrono gli anni”: così inizia una delle odi di Orazio. La questione del tempo che passa è da sempre un tarlo che angoscia l’esistenza umana e in molti casi può incidere negativamente sulla nostra quotidianità. A tal proposito si parla di cronofobia (dal greco antico “chrono”, tempo e “phobos”, paura) e con questo termine viene identificata non solo la paura del tempo che scorre inesorabile, ma anche la sensazione che il proprio futuro sia come accorciato e/o di non avere abbastanza tempo per raggiungere i propri obiettivi. Il tempo viene quindi percepito come insufficiente e viene misurato solo nella quantità e non nel valore delle azioni: questa forte sensazione di disagio può diventare una vera e propria ossessione, nonché causa di malessere sia psicologico che fisico. La cronofobia è una condizione ancora poco conosciuta e soprattutto poco affrontata dalla letteratura scientifica, nonostante le persone che ne soffrano siano molto più diffuse di quel che si pensa. Molte delle quali non sanno nemmeno di soffrirne: gli esperti, infatti, stimano che questa condizione possa essere sperimentata nel corso della vita da più di una persona su dieci. La cronofobia è anche detta la malattia dei carcerati dal momento che chi vive in prigione dà molto peso al passare delle ore e dei giorni in generale, perché vive in una costante attesa. Altre categorie colpite sono i malati terminali e le persone molto anziane per le quali il passare del tempo porta l’angoscia associata alla morte.

Ciò che accompagna la vita dei cronofobici è la costante sensazione di sprecare tempo e dal momento che il tempo è di base insufficiente ciò porta ad una costante insoddisfazione. L’obiettivo del cronofobico è quello di portare a termine un gran numero di azioni in un lasso di tempo insufficiente: di conseguenza lo stress aumenta di molto e viene alimentato un malessere che può sfociare in forme più o meno gravi. I sintomi possono essere: ansia, palpitazioni, tremori, tensione muscolare, mancanza di concentrazione e attacchi di panico. Inoltre, la cronofobia può alimentare frustrazione e senso di inadeguatezza, sfociando addirittura nel senso di colpa. Altri sintomi fisici possono essere dolori gastrointestinali, difficoltà digestive, sfoghi cutanei, emicrania e bruxismo (digrignare i denti quando si dorme). Tutti sintomi che possono incidere molto sulla qualità della vita quotidiana non solo di chi ne soffre, ma anche di chi gli sta intorno.

Sicuramente il primo passo da fare per contrastare la cronofobia è l’essere consapevoli che il trascorrere del tempo è qualcosa su cui non si può agire: questa consapevolezza aiuterà molto ad alleviare i sintomi della fobia. Sicuramente l’approccio ideale è quello psicoterapeutico che ha un forte impatto nel limitare la sintomatologia: il paziente impara a gestire e a sfruttare al meglio il tempo che ha a disposizione senza viverlo con angoscia. Una soluzione potrebbe anche essere quella di adottare il metodo delle 5am: consiste nello svegliarsi due ore prima che inizi la propria attività lavorativa. Questo metodo consente di programmare la giornata con più relax e dà l’idea di avere di avere più tempo a disposizione. Altra tecnica utilizzabile è quella della desensibilizzazione sistematica che consiste nell’esporre il paziente alla sua stessa paura mentre gli viene consegnata una strategia che gli permetta di affrontare quella fobia nel modo migliore possibile. In alcuni casi potrebbe essere prescritta l’assunzione di farmaci per ridurre l’ansia, ma questa scelta viene intrapresa dal medico solo quando ritenuta strettamente necessaria. Non trascurabile infine è l’adottare uno stile di vita sano: dormire a sufficienza, fare esercizio fisico, seguire una dieta sana e mantenere i contatti sociali sono tutte azioni indispensabili che aiuteranno a percepire la vita (e il tempo a disposizione) in modo diverso.