Il Covid-19 oramai da due anni impatta negativamente sulla vita delle persone. Sono tantissimi gli studi effettuati dalla comunità scientifica per cercare di carpirne le conseguenze ed eventuali patologie che da esso potrebbero nascere.
Tra i rischi più frequenti c’è quello cardiovascolare.
Il riferimento è ad uno studio americano che ha preso in esame dei pazienti guariti dal Covid-19.
Le problematiche di natura cardiovascolare sarebbero, in queste persone, venti volte più elevate rispetto ad una persona che non ha contratto il virus.
Che il Covid-19 colpisse gli organi interni, è risaputo, ma questo nuovo studio evidenzia un aspetto importante, al quale fino ad oggi non si era fatto riferimento.
Il quadro generale è più complesso ascrivendo questa patologia ad un coinvolgimento sistemico e contemporaneo di più apparati.
Infatti, a tal proposito, secondo quanto è stato dichiarato negli ultimi giorni, oltre al coinvolgimento dei polmoni, con malattie respiratorie che diventano più croniche e durature, è coinvolto anche il cuore.
La conferma è arrivata dal team di studiosi guidati dai ricercatori della Washington University di St. Louis, negli Stati Uniti: dalle analisi condotte su oltre 11 milioni di cartelle cliniche appartenenti a veterani statunitensi, è emerso l’infezione da Sars-cov-2 ha un impatto sul cuore importante e duraturo, che colpisce anche chi ha avuto la malattia lieve e chi non presenta fattori di rischio.
Covid-19 e rischio cardiovascolare
Le conseguenze su cuore e vasi sanguigni della cosiddetta fase post-acuta della malattia (ovvero la fase dopo circa quattro settimane dall’infezione da coronavirus), hanno rivelato un drastico incremento del rischio di alcune malattie cardiovascolari, con più possibilità di infarto o miocarditi.
Non è ancora chiaro se il danno miocardico sia dovuto ad un’azione diretta del virus verso il cuore, oppure sia un fenomeno secondario dovuto ad una gravissima compromissione generale di tutti gli apparati.
Per ora sembrerebbe (il condizionale è d’obbligo) che i problemi cardiovascolari siano dovuti all’intensità del Covid-19 e dal repentino peggioramento di alcune malattie pregresse nel paziente.
Tra i fattori di rischio infatti, l’età di chi si contagia e presenta patologia croniche quali: pressione arteriosa alta, colesterolo, diabete, obesità. I pazienti osservati e monitorati nell’ambito dello studio sulle conseguenze del Covid-19 evidenziano una fascia d’età che va dai 55 ai 60 anni.
Al netto dell’età e di altre differenze, i ricercatori hanno riscontrato un aumento del rischio di problemi cardiovascolari maggiore nei cosiddetti adulti, ma anche i giovani devono prestare attenzione.
Tra i ragazzi infatti, si sviluppano altri problemi che secondo i medici rientrano nel cosiddetto “Long Covid”, ossia quella serie di patologie che permangono pur essendo guariti dal virus.
Sicuramente uno dei punti critici per giovani è quello relativo al sistema emotivo, con l’insorgenza di ansia generalizzata, agorafobia e depressione.
Per quanto riguarda le conseguenze a lungo termine del covid-19 per i pazienti che lo hanno contratto e superato, bisogna fare attenzione alle malattie del sistema cardiaco. Gia da tempo è noto che le malattie cardiovascolari hanno inizio con un processo infiammatorio e si aggravano in presenza di specifici fattori di rischio cardiovascolare, tra cui l’ipertensione, l’ipercolesterolemia e il diabete.
Questo è un meccanismo alla base di molte malattie sulle quali la ricerca sta ancora provando a capire.
Entro un anno dalla guarigione, per tutti i pazienti che hanno contratto il COVID-19 (sia in forma sintomatica sia asintomatica) è consigliabile una visita cardiovascolare completa, con analisi delle carotidi, elettrocardiogramma, ecocardiogramma, analisi dell’aorta addominale.